Città del Vaticano – Due pesi e due misure: se in Germania decine e decine di parroci cattolici benedicono apertamente coppie omosessuali, con l'appoggio di tanti vescovi senza incorrere in alcuna sanzione, in Italia i rari preti che si azzardano a tanto vengono puniti subito con la massima pena prevista dal diritto canonico: la sospensione a divinis.
La punizione vaticana, in linea con le disposizioni disciplinari volute da Papa Francesco di vietare le benedizioni alle coppie gay secondo un Responsum della Congregazione della Fede emesso due anni fa, si è diffusa immediatamente ed è rimbalzata anche in Germania dove, invece, nelle chiese e in tante diocesi continuano ad essere benedette le unioni di persone dello stesso sesso senza alcuna reazione vaticana.
«Le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa - ha spiegato don Giulio -. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere una realtà capace di accogliere tutti».
Intanto in Germania i vescovi tedeschi continuano a difendere la linea riformista che prevede aperture verso le persone gay, in conformità al sentiero tracciato da Papa Francesco di una Chiesa aperta, capace di accogliere tutti, senza lasciare indietro nessuno e senza chiudere le porte in faccia a nessuno. I vertici della conferenza episcopale in questi giorni riuniti a Fulda, in Germania, hanno ribadito che la posizione della maggioranza va nella direzione di apertura e non di chiusura e hanno anche chiesto a Roma la modifica del Catechismo della Chiesa cattolica laddove affronta il tema dell'omosessualità.
Inutile dire che l'argomento diventerà centrale durante le riunioni che i vescovi tedeschi faranno a Roma con Papa Francesco nel mese di novembre. In curia, però, non cardinali osservano allarmati la piega che sta prendendo la Chiesa tedesca e già parlano di scisma in atto.
Ultimamente si è registrata anche la polemica violentissima tra il cardinale Kurt Koch, responsabile del dicastero per le relazioni ecumeniche e il presidente della conferenza episcopale tedesca, Georg Baetzing. Koch facendo riferimento al percorso sinodale intrapreso in Germania ha avanzato un paragone con quello che accadeva negli anni Trenta, quando vi era un gruppo di teologi che cercava di dare basi teoriche al nazionalsocialismo, tentando di trovare fonti magisteriali per giustificare la deriva anti umana del Terzo Reich. Il parallelo con il nazismo ha fatto infuriare la conferenza episcopale tedesca tanto che Baetzing ha chiesto a Koch di ritirare le frasi ingiuriose e di presentare ufficialmente delle scuse. Per tutta risposta il cardinale svizzero ha ribadito la sua posizione con il risultato che la querelle finirà a Santa Marta dal Papa, il quale dovrà affrontare l'ennesima gatta da pelare.
Tra i problemi sul tavolo papale anche il doppio standard tra i sacerdoti italiani che vengono sospesi a divinis se benedicono le coppie gay e quelli tedeschi che invece possono tranquillamente continuare a farlo senza incorrere in alcuna sanzione.
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