Terni, insegnante morta intossicata in via Rossini: la verità dall'autopsia

L'esame sarà effettuato venerdì dal medico legale Marco Albore

Mercoledì 8 Novembre 2023 di Nicoletta Gigli
Terni, insegnante morta intossicata in via Rossini: la verità dall'autopsia

TERNI - Sarà il medico legale Marco Albore a effettuare l’autopsia sul corpo senza vita di Francesca Fiorini, l’insegnante ternana deceduta nel suo appartamento di via Rossini pieno zeppo di monossido di carbonio.

L'esame, i cui tempi si sono allungati perché l’unico indagato per istigazione al suicidio, l’amico 24enne che era con lei la notte della tragedia, è un cittadino straniero, si svolgerà venerdì mattina.  Ordinato dal pm, Giorgio Panucci, che coordina le indagini, servirà a circoscrivere le cause del decesso e ad escludere l’eventuale assunzione di sostanze nelle ore che hanno preceduto la tragedia.

Sul giallo che si è consumato nella notte tra il 29 e il 30 ottobre nel quartiere Cesure si indaga a ritmo serrato.

La speranza degli investigatori della squadra mobile ternana, guidati da Davide Caldarozzi, è di poter ricostruire nei dettagli quello che è accaduto ascoltando il 24enne che era con la vittima e che è ancora ricoverato in ospedale per intossicazione da monossido di carbonio.

Il giovane pakistano, nato e residente in Germania, è iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio.

Di lui non si sa molto, tranne che è incensurato e che non è mai stato controllato in Italia.

A Terni sarebbe arrivato qualche giorno prima che si consumasse la tragedia.

Si indaga a 360 gradi su un’amicizia di cui si sa poco, che sarebbe nata grazie a una conoscenza comune alla vittima e al 24enne pakistano, con un tasca un passaporto tedesco.

La certezza è che se i soccorsi fossero arrivati più tardi, le vittime di quello che appare un giallo sarebbero state due.

Quella notte Francesca, 44 anni, insegnante della scuola media Marconi, fu trovata senza vita nella casa di via Rossini. Nella doccia due vassoi usati come bracieri pieni di diavolina e carbonella che, una volta accesi, hanno saturato di monossido di carbonio l'appartamento, dove ogni fuga d’aria era stata sigillata con il nastro adesivo per portare a termine quello che appare un agghiacciante piano di morte.

Accanto al corpo senza vita di Francesca il 24enne pakistano, che versava in condizioni disperate. La corsa all’ospedale con l’ambulanza, il ricovero in rianimazione e troppe domande cui trovare risposta. Francesca, dolce e fragile, da qualche tempo era ossessionata per gli effetti delle due dosi di vaccino che aveva dovuto fare per continuare a insegnare nella scuola a duecento metri dalla sua abitazione.

Aveva chiesto aiuto ai gruppi social che si erano uniti intorno agli effetti negativi dei vaccini, aveva manifestato nelle piazze di varie città d’Italia raccontando il suo calvario fatto di notti in bianco e di uno stato invalidante che i medici cui si era rivolta avevano attribuito all’ansia.

Cosa abbia legato lei al 24enne è ancora tutto da scoprire ed è al vaglio degli investigatori. Che tentano di far luce su una vicenda che ha profondamente scosso la città.

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