Facebook compie 20 anni/ Jeff Jarvis:«I like servono anche ai giornali, ma l'AI sta cambiando tutto»

Il teorico dei media il 10 gennaio ha testimoniato al Senato degli Stati Uniti sul rapporto tra editoria e intelligenza artificiale: "E' l'ennesimo campo di battaglia"

Mercoledì 17 Gennaio 2024 di Angelo Paura
Facebook compie 20 anni/ Jeff Jarvis:«I like servono anche ai giornali, ma l'AI sta cambiando tutto»

Jeff Jarvis è giornalista e teorico dei media. Per quasi 20 anni è stato professore associato alla Craig Newmark Graduate School of Journalism di New York.

Si occupa soprattutto di nuovi modelli di business, innovazione in giornalismo e open web.

Il 4 febbraio Facebook festeggia il suo 20esimo anniversario. Crede ci sia spazio per il social media nei prossimi dieci anni?

«Questa notizia mi fa sentire vecchio. Penso che sia importante che Meta abbia creato Threads non solo come concorrente di Twitter (mi rifiuto di chiamarlo "X") ma anche come mezzo per unirsi al mondo social open source e federato di Mastodon. Questo mi dice che Facebook e Instagram vedono ancora uno spazio per i social network - e si vedono ancora al centro di questo mondo - ma riconoscono che continuare a lavorare in un giardino recintato non sarà più accettabile. Questa è la lezione che Musk ci ha insegnato prendendo il controllo e rovinando il giardino di Twitter con le sue erbacce».

Che tipo di piattaforma si immagina?

«Non è possibile prevedere cosa sarà Facebook – o Internet. Di sicuro ci sarà questa apertura verso il mondo open source».

Considerando che il gruppo sta investendo nell’intelligenza artificiale generativa e nel metaverso, quale sarà la prossima mossa strategica di Facebook?

«Devo ammettere che ancora non capisco la devozione dell'azienda al metaverso. Ma del resto non gioco nemmeno ai videogiochi digitali e quindi forse mi è semplicemente sfuggita. Ciò che mi interessa di più è che Meta è leader nell'intelligenza artificiale open source. Penso che tutto questo potrebbe riservare alcune sorprese su ciò che il gruppo può fare con questa tecnologia, proprio perché è open source, e porta verso una serie di sviluppi imprevedibili. Al contrario, credo che altre aziende stiano abusando dell'intelligenza artificiale generativa, collegandola a compiti in cui i fatti sono fondamentali - penso sia ai motori di ricerca che alla produzione di notizie - quando tutti sanno che l’AI generativa non comprende cosa siano i fatti e la verità».

In che modo pensa che l’AI generativa possa essere usata dai colossi tech?

«La cosa che mi interessa di più è che l’intelligenza artificiale generativa potrebbe diventare una macchina narrativa, un programma per la creatività. È anche utile per organizzare i documenti (come con NotebookLM di Google). Aiuta le persone (come me) che non sanno programmare a comandare la macchina. E sono affascinato dall'idea che l'intelligenza artificiale generativa possa aiutare le persone intimidite dalla scrittura a raccontare e illustrare le proprie storie. In un ambiente social - a differenza degli ambienti fattuali della ricerca e delle notizie - posso immaginare che l’intelligenza artificiale generativa venga usata per consentire alle persone di esprimersi in modi molto creativi. Forse sarà utile anche nel metaverso, ma probabilmente non ci sarò per vederlo».

Cambridge Analytica, disinformazione, i problemi con l’antitrust in Europa e in Usa e ora alcuni stati americani che hanno fatto causa a Meta per aver creato social network che creerebbero dipendenza nei minori. Crede che l'intelligenza artificiale introdurrà nuove sfide legali ed etiche per Meta?

«Meta ha resistito alle sue numerose tempeste meglio di quanto pensassi. Considerate per esempio il valore molto alto delle sue azioni oggi, nonostante le continue critiche dei media e gli attacchi dei politici. L’intelligenza artificiale presenterà nuove sfide legali alle società di intelligenza artificiale in generale più che a Meta in particolare. Come era evidente quando ho testimoniato al Senato degli Stati Uniti il 10 gennaio 2024, l’intelligenza artificiale sarà l’ennesimo campo di battaglia in cui le società giornalistiche combatteranno con le aziende tecnologiche, credendo che in questo modo possano arricchirsi. Non funzionerà, ma creerà grattacapi a tutte le aziende di intelligenza artificiale».

Crede che ci sia ancora spazio per il giornalismo e l'informazione nel futuro di Meta?

«Certamente credo che ci sia spazio per le novità in Meta ma Meta a quanto pare no. Questa è colpa dell’industria dell’informazione. I media hanno attaccato i gruppi tech, pensando che fossero loro dovuti dei soldi quando, in realtà, i clienti delle società giornalistiche – lettori e inserzionisti – se ne sono andati per fare affari migliori. Questa è la competizione. Ma i media hanno incassato il loro capitale politico, guadagnato con il giornalismo, per convincere i politici ad approvare leggi protezionistiche contro le aziende tecnologiche. Le piattaforme - sia Google che Meta - hanno cercato di fare cose belle, creando programmi per il giornalismo, pagando la formazione dei giornalisti e dando soldi ai media. Tuttavia l’industria dell’informazione ha comunque preferito attaccare».

E così si è arrivati ai casi in Australia e in Canada…

«In Australia Facebook ha eliminato le notizie dal suo servizio dopo l’approvazione di una nuova legge pessima e ha capito che non era un problema non avere news sulla piattaforma. In Canada è stata approvata un’altra pessima legge che avrebbe imposto alle piattaforme di pagare per il privilegio di inserire link alle news. Meta al contrario ha eliminato tutte le notizie da Facebook e Instagram e non ha sofferto neanche un po'. Gli editori, invece, hanno perso un terzo del loro traffico e hanno così dimostrato che i link di Facebook erano per loro molto preziosi. Peccato. Prevedo che non torneranno e se una legge come questa venisse approvata negli Stati Uniti e altrove, non sarei sorpreso di vedere Facebook uscire completamente dal mondo delle notizie. Facebook sarebbe sicuramente molto più felice di avere solo link di cuccioli e feste».

Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 06:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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