Rugby, Gavazzi ai club del Top 12: contributi a rischio

Lunedì 27 Aprile 2020 di Antonio Liviero
Il derby Petrarca-Rovigo di febbraio
Il ciclone Covid-19 rischia di abbattersi violentemente sul prossimo Top 12. Non solo perché, in un sport collettivo di contatto, è tutto da stabilire se e quando si potranno riprendere allenamenti e partite. Ma anche perché la pandemia minaccia le casse di società fragili. Le risorse sulle quali mettere in cantiere la prossima stagione, infatti, non sono certe. Lo ha annunciato la Fir durante un’assemblea in call conference con le società.
ENTRATE INCERTE
È stato il presidente Alfredo Gavazzi a chiarire la delicatezza della situazione: se non si dovessero disputare a causa del coronavirus i recuperi del Sei Nazioni (previsti nella seconda metà di ottobre contro Inghilterra e Irlanda) e i test match di novembre, i mancati introiti metterebbero in forte dubbio il reperimento degli oltre due milioni previsti per le società del massimo campionato nazionale (un contributo tra 160-200mila ad ogni squadra più i 290mila per i playoff). Il presidente ha assicurato che nella peggiore delle ipotesi la Fir si impegna comunque a cercar di reperire dei fondi tra le pieghe del bilancio, ma è chiaro che i tagli potrebbero essere consistenti e che al momento non i è certezza di nulla.
QUESTIONE PERMIT
Finanziamenti fondamentali per bilanci che potrebbero essere messi in pericolo dalla riduzione delle sponsorizzazioni, dall’assenza degli introiti di abbonamenti e botteghini. Per contenere i costi una delle strade avanzate dalla Fir (alla riunione erano presenti anche il vicepresidente Nino Saccà e il responsabile tecnico Franco Ascione) è quella di ridurre il numero degli stranieri che potrebbero passare da 4 a 3. 
Diversa la strada indicata dal presidente della Mantovani Lazio Alfredo Biagini che ha proposta di tagliare i costi delle accademie federali per qualche anno in modo da recuperare i soldi necessari alla ripartenza del Top12. Lo stesso Biagini ha anche ipotizzato, di conseguenza, che i tecnici dei centri federali stipendiati dalla Fir vengano messi a disposizione dei settori giovanili del Top12, e, infine, ha caldeggiato un’equa ripartizione delle promesse uscite dalle stesse accademie. Misura che si tradurrebbe in maggiori possibilità di introiti per tutte le società attraverso permit e cessioni alle franchigie.
CASO CALVISANO
Più di qualcuno fa notare con disappunto come il Calvisano, il club della famiglia Gavazzi, da solo fornisca alla squadra federale delle Zebre circa la metà dei giocatori italiani, il 35% del totale. Mentre, sempre secondo i calcoli che circolano tra gli addetti ai lavori, l’11% proviene dalle Fiamme Oro. In un momento critico la Lazio chiede, insomma, una misura che favorisca un riequilibrio delle risorse. Del resto lo stesso presidente Gavazzi ha ribadito che la mission del Top12 è quella di far maturare i giocatori formati nelle accademie Fir. Una visione sempre andata stretta a società come Petrarca e Rovigo che hanno fatto la storia del rugby italiano e che, nonostante tutto, avrebbero l’ambizione di scriverne altre pagine. Per loro un Top12 formato “under 20” non può che essere svilente e di scarso appeal.
PROSPETTIVA FRANCHIGIE
Si è discusso anche della possibilità di dare vita a franchigie seniores. Ascione non ha chiuso la porta ma ha ricordato che al momento, il regolamento lo consente solo per le under 16 e 18. E in deroga per le under 14.
Ancora buio invece sulla possibile data della ripresa dell’attività. «Ci atterremo alle indicazioni del governo» si è limitato a dire Gavazzi. Per il Top 12 la notte potrebbe essere lunga.

 
Ultimo aggiornamento: 18:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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