Rugby Mondiali, Grandeur della Francia: All Blacks ko davanti a Macron e Platini (27-13)

Match in equilibrio per un'ora poi la Nuova Zelanda resta in 14 e affonda, ma i Bleus hanno sfoderato mischia e touche impeccabili. Un risultato che non aiuta l'Italia

Sabato 9 Settembre 2023 di Paolo Ricci Bitti, inviato a Parigi
Damian Penaud

PARIGI  Il sorriso di Damian Penaud a 5 minuti dalla fine è lo stesso di tutta la Francia, da Macron (fischiato parecchio) e Platini e Blanco in giù.

Anche loro hanno sofferto con i 78.690 fedeli allo Stade de France per un match torrido contro la Nuova Zelanda in bilico per quasi un’ora, fino a quando l’arbitro sudafricano Peyper ha esagerato con il giallo per il kiwi Jordan sul punteggio di 16-13.  Gli All Blacks, dopo una terrificante “Kapa o pango” (la più dura delle haka, le danze di guerra), hanno segnato due mete con l’ala Telea, mentre i Blues sono stati tenuti a galla dai piazzati di Ramos.

Meno efficaci in mischia e in touche e in inferiorità, monotoni nei rilanci al piede, i neozelandesi sono via affondati subendo le mete di Penaud e, in chiusura, di Jaminet per un pesante 27-13 finale. La corsa verso la Coppa di Dupont e compagni è iniziata alla grande perché quello che serve alla squadra allenata da Galthie è solo la fiducia. I francesi sono obbligati a vincere i mondiali casalinghi sia perché nonostante tre finali non hanno mai alzato il trofeo dorato intitolato a William Web Ellis, il leggendario inventore del rugby 200 anni fa, sia perché il trionfo il 28 ottobre, giorno della finale, sarà fenomale per far decollare i giochi olimpici dell'anno prossimo, anch'essi allestiti all'insegna della Grandeur.

Una sconfitta nel primo match davanti a tutta la nazione, territori d'oltremare compresi, avrebbe minato le certezze che Galthie sta edificando con pazienza e determinazione da 4 anni. Tecnicamente la vittoria non dà troppi vantaggi perché ai "quarti" non si scappa da Sudafrica, campione in carica, o dall'Irlanda, che nell'ultimo Sei Nazioni ha strapazzato i Bleus. Ma in realtà questo successo farà incamerare un'enorme quantità di combustibile a un gruppo a cui non manca in pratica nulla a parte l'infortunato Romain Ntamack. Ieri sera gli All Blacks avevano capito che per passare allo Stade de France dovevano insistere nel giocare nel corridoio del mediano di apertura Jalibert chiamato a sostituire l'insostituibile Ntmack e per un'ora, nonostante la superiorità nelle fasi statiche dei francesi in cui ha giganteggiato Alldritt (Mvp), la tattica ha pagato, poi la cacciata per 10 minuti di Jordan ha destabilizzato gli All Blacks che prima di capitolare hanno fallito di un amen due occasioni fantastiche, quelle che una Nuova Zelanda all'altezza del nome non mancherebbe mai.

Ecco, la Nuova Zelanda ora è a due ko consecutivi con la Francia (il primo nei folli test match estivi) e non si vede come potrebbe reggere il confronto di Sudafrica o Irlanda. Il ct Foster, duramente contestato, dovrà spiegare a una nazione, implacabile con chi non tiene alta la fama dei Tutti Neri, perché talenti con Mounga e Bauden Barrett sono incapsulati in un gioco sterile in cui i rilanci al piede monopolizzano il possesso. Una squadra attrezzata come la Francia ha ringraziato per tutti quei palloni che piovevano del lancio perché se c'è una cosa che fa felici i Bleus è proprio il contrattacco.

E l'Italia che cosa cosa ci guadagna da questa partità. In verità va detto che si tratta di un esercizio retorico perché né Francia né All Blacks sono alla portata degli azzurri. Una corrente di pensiero, condivisibile, ritiene che la sconfitta della Nuova Zelanda sia lo scenario peggiore perché ora i francesi potranno affrontare gli italiani il 6 ottobre privi di ogni ipocondria dopo aver affidato il disbrigo delle pratiche Namibia e Uruguay ai rincalzi. Al contrario un ko ieri sera avrebbe messo alla gogna dei media la nazionale transalpina fino a quel giorno caricando di pressione Galthie e suoi giocatori chiamati a battere un avversario che in passato, ahinoi sempre più remoto, l'ha messa qualche rara volta in difficoltà. Ma, ripetiamo, è un esercizio retorico ragionare così. Lo scenario opposto, sostenuto tuttavia da un genio del gioco come Dominguez, vede la Francia più avvicinabile perché ora non dovrà pensare all'Italia come un match epocale. 

Va bene, dopo gli esercizi, meglio per l'Italia concentrarsi nel battere con ampio margine Namibia e Uruguay.

Paolo Ricci Bitti
 

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