Francesca Lollobrigida da Frascati per nascita e da Casal de’ Pazzi per “adozione” lunedì festeggerà un compleanno anomalo. In Cina, nella bolla olimpica di Pechino, lontana da amici e parenti e con poca voglia di fare baldoria, tra protocolli anti-Covid asfissianti e concentrazione per le gare da mantenere viva.
COSTANTE
Quattro prove disputate tra Coppa del Mondo ed Europei, con una costante: Lollo sul podio in tre circostanze. La prima volta in Polonia il 12 novembre. La terza a Heerenveen, in casa dei maestri olandesi, il 7 gennaio. Entrambe le volte, si mette al collo il bronzo. E la seconda? Per affinità territoriale - e non “situazionale”, sia chiaro - ci aggrappiamo al Carlo Verdone di “Acqua e Sapone”. «E la mejo? Qual è la mejo?». La seconda, appunto. Quella del 10 dicembre, a Salt Lake City quando Francesca centra un successo clamoroso e storico. La sua prima volta sulla distanza: una vittoria non banale con un crono da brividi, a due secondi dal record del mondo. Eccola lì, dunque, Francesca. Pronta al colpaccio. La favorita d’obbligo è la Cannibale olandese Irene Schouten, che di quelle stesse quattro gare ha vinto le tre cui ha preso parte. Poi è bagarre e la Lollo, che alla bagarre è abituata sin da quando si allenava adolescente con i pattini a rotelle sulla Tiburtina, mettendosi in scia alle auto, è pronta a lasciare il segno. Come la celebre parente che è un pezzo di storia del cinema nazionale, la pattinatrice dell’Aeronautica vuole fare la storia del nostro sport che alle Olimpiadi non ha mai esultato per una medaglia di una donna nel pattinaggio sulla pista lunga. E lei, che ci ha raccontato qualche settimana fa di essere «nella versione migliore» della sua carriera è pronta ad alzare al cielo tra gli applausi il meritato Oscar... Pardon, la meritata medaglia.
QUESTIONE DI LAME
Attenzione però perché le lame azzurre potranno regalare emozione anche nell’anello dello short track dove l’Italia nella staffetta mista schiera una formazione doc fatta per tre quarti. La plurimedagliata Arianna Fontana, la collega d’argento a Pyeongchang Martina Valcepina e il predestinato Pietro Sighel attendono di conoscere il nome del quarto collega. Il podio è alla portata, specie nello sport dell’imprevedibilità per eccellenza. Ricordate Bradbury?