Delirio nella notte a Madrid: più
di 200 tifosi feriti alla festa del Real

Domenica 25 Maggio 2014 di Benedetto Saccà
Delirio nella notte a Madrid: più di 200 tifosi feriti alla festa del Real
Infinita la festa notturna del Real Madrid. «Sì, sì, sì, la Décima ya està aquì», hanno scandito gli adoranti supporter, accalcati e accaldati a plaza de Cibeles, il consueto ritrovo delle celebrazioni madridiste. E che celebrazioni, stavolta. Già, del resto, il Madrid ha scritto un’altra pagina della storia del calcio andando ad acciuffare la Champions/Coppa dei Campioni per la decima volta, un record impossibile. L’ossessione montante è divenuta così una stupenda realtà. Dieci coppe dieci, un numero certo impressionante, specie agli occhi di un appassionato italiano, foss’anche del Milan, capofila nostrano in Europa.





La gioia madridista, si diceva, ha infiammato la notte e l’alba della capitale a dispetto del divieto di manifestazioni pubbliche indetto per via delle elezioni europee. «¡Qué más da!», chi se ne importa. La spedizione del Real Madrid, giocatori in testa, ha raggiunto la famigerata plaza de Cibeles a bordo di un autobus scoperto poco prima delle sei del mattino, trovando naturalmente migliaia e migliaia di tifosi irrefrenabili. Per la verità 233 persone sono pure rimaste ferite nello slancio e nel turbinio di emozioni ma nessuna è in gravi condizioni, tutt’altro, fortunatamente. Sergio Ramos, l’eroe della finale di Lisbona, ha animato la folla e ha pure avvolto una bandiera del Real al collo della statua della Cibele, dea quasi bendata.



Felice il capitano Casillas, che ha rischiato seriamente di offrire il trionfo agli eterni rivali dell’Atletico Madrid, imperdonabile (o quasi) quell’errore sul lancio fatale di Juanfran. Poco male, però. Ora la «Orejona», la coppa dalle grandi orecchie, è nelle mani (e fra i piedi) dei bianchi. «Grazie, grazie a tutti, il gol di Sergio lo avete segnato tutti voi», ha sorriso Iker al microfono. E Cristiano Ronaldo, il re dell’annata madridista, si è scatenato. «¡Buuuuuuu! Hala Madrid!», il suo urlo, almeno stando alle ricostruzioni della stampa iberica. Non capita spesso di conquistare la Champions, il Pallone d’oro e la vetta della classifica dei marcatori europea in appena cinque mesi, d’altronde.



E poi canti, balli, brindisi, cori, canzoni e fumogeni colorati. Nessuno ha rinunciato, figurarsi, fidanzati teneramente abbracciati, padri e figlie, madri e figli, perfino qualche nonno ha accompagnato il nipote. «E domani tagliamo i capelli a Modric!», ha promesso Arbeloa, scommessa o sana follia che sia. Non basta, è ovvio. Oggi la squadra al completo tornerà a percorrere le strade di Madrid per ricevere un nuovo oceano di affetto: e la gente sarà ancora di più, questo è sicuro.



I giornali spagnoli hanno chiaramente applaudito l’impresa del Real ed esaltato il capolavoro firmato da Ancelotti. Carlo, si sa, ha vinto la terza Champions da allenatore, eguagliando così il primato stabilito da Bob Paisley, implacabile alla guida del Liverpool fra il 1977 e 1981. Il quotidiano madrileno (e un bel po’ madridista) Marca, ad esempio, si è lasciato andare a una foliazione d’altri tempi, quasi 100 pagine (sic), oltre la metà dedicata al derby della finale di Lisbona. E As ha inventato una copertina che si sviluppa per larghezza e sconfina nell’ultima pagina, un effetto grafico da collezione.



All’opposto, poco davvero lo spazio riservato all’Atletico, sia pure finalista di valore. Anzi, fino al 93’ un gol di Godin sembrava il timbro del destino, come se la stagione fosse nata soltanto per regalare un lungo sorriso ai colchoneros, laureatisi campioni di Spagna appena una settimana fa. Il colpo di testa indovinato da Ramos e le reti di Bale, Marcelo e Cristiano Ronaldo piovute nei supplementari hanno però sbalzato i biancorossi negli abissi dello sconforto. Qualche istante di più e via, oggi scriveremmo certo un’altra storia. Ma lo sport, come la vita, è imprevedibile: e per questo non smette di rapire il cuore.
Ultimo aggiornamento: 14:44

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