«Non ho più ansia di rincorrere qualcosa, ma ho dentro una motivazione forte. Sto rosicando… Vorrei tornare in campo, lavorare con una squadra, amalgamarla, vederla crescere… Ma cerco un percorso tecnico, non mi piace la parola progetto… Voglio una sfida forte e impossibile, in cui sia possibile coinvolgere una città e una tifoseria. Ditemi voi un progetto che ha funzionato in Italia beli ultimi venti anni vi pago un caffè… Juve a parte, che è ripartita dalla B e ha saputo programmare, gli altri hanno rincorso solo il risultato… Un esempio? Empoli, Frosinone, Chievo, realtà in cui ha senso lavorare su questo modello».
Prandelli ha spiegato meglio il concetto: «Le società che vincono sempre, perché poi la vittoria è il sogno di qualsiasi allenatore e tifoso, sono quelle che hanno dirigenti che lavorano 24 ore su 24, come alla Juventus. Lo staff tecnico se ogni giorno si confronta con la proprietà è supportata continuamente».
La Nazionale gli è rimasta dentro: «La Nazionale la vedo in differita, faccio un po’ fatica. Mi emoziono. Il tricolore, l’inno la Nazionale va al di là tutto. Chi non lo capisce non ama fino in fondo la propria nazione. Un’emozione troppo forte: quando il risultato è acquisito accendo il televisore. Non ho elaborato ancora questa fine rapporto…».
I giorni delle dimissioni: «Sono abituato ad assumermi le mie responsabilità. Ma sono legatissimo a tutto il mio gruppo dei dirigenti federali. Chissà, avessi saputo prima delle dimissioni del presidente Abete lo avrei convinto a non farlo… Io? Ho agito subito, magari avrei dovuto riflettere qualche giorno…».
Come quando accettò di getto la proposta del Galatasaray: «Accettai subito perché venne da me un visionario… Era il presidente del Galatasaray, un gran signore e un imprenditore famoso. Si chiama Unah Aysal. Mi parlò del suo progetto innovativo. Sarei diventato il coordinatore di quattro club europei, con 150 collaboratori… Un percorso fantastico. Poi ad agosto arrivò una signora membro del cda, Ebru Koksal: “Quello che vi ha detto il presidente è impossibile…”. Da lì la fine. Unah dette le dimissioni, furgone accettate, vennero i nuovo dirigenti e a malincuore mi licenziarono. Non sono stato esonerato».
Un Prandelli che guarda al futuro: «Pronto a ripartire anche dalla B se c’è un progetto, anzi un percorso, vero…».