ROMA La Roma è ferma a Budapest. Nella testa di Mourinho che non perde occasione per ricordarlo e che anche dopo un ko deprimente come quello contro il Genoa, mette davanti il suo ego a quanto sta accadendo («Sì è la peggior partenza anche per me ma non dimentichiamo le due finali europee»).
SOLUZIONI
Cosa fare allora? In un momento del genere, bisogna ripartire dalle certezze. La prima è Lukaku. Anche a Genova, un pallone calciato in porta e un gol. Annullato per fuorigioco ma che ha confermato quanto il belga possa essere decisivo e letale per gli avversari. Soprattutto se ritroverà vicino il miglior Dybala. Paulo dopo la doppietta all'Empoli si è perso. Fuori dal gioco, dalla manovra, immalinconito sulla fascia, alla ricerca di palloni, varchi e guizzi che non trova. C'è poi Cristante, sempre più brillante. Mezzala, play (magari), centrale difensivo: dove lo metti è il migliore. Da non sottovalutare il calendario: Frosinone, Cagliari, intramezzo europeo con il Servette, e Monza, non sono ostacoli proibitivi. E poi c'è soprattutto lui, Mourinho. Che per molti è diventato il problema, all'alba della maledizione del terzo anno (per informazioni chiedere a Chelsea e United), ma che invece deve essere la soluzione. In primis per la società (dirigenza inclusa) che si nasconde dietro l'ombrello mediatico del portoghese. Con il Genoa sembra quasi che non abbia perso la Roma ma Mourinho. Comodo, troppo comodo così.
Perché ora in molti iniziano ad accorgersi come è stata costruita la squadra, collezionando in ruoli chiave figurine di grande qualità ma di una fragilità estrema che in carriera non hanno mai garantito un minimo di continuità e che adesso o non giocano oppure lo fanno «al ritmo della paura» (di farsi male). Mou deve essere la soluzione perché oltre a poter contare sulla sua esperienza e leadership, di meglio in giro non c'è. E se c'è, la Roma fino a giugno non può prenderlo. Per gli sbadati: il portoghese costa 15 milioni lordi (senza contare lo staff numeroso) che lo blindano a Trigoria. Tradotto: a meno che non si faccia da parte (sarebbe un inedito, non è mai accaduto in 30 anni di carriera) o non si voglia ripiegare su un traghettatore, sarà José a guidare la Roma in questa stagione. Poi servirà coraggio e chiarezza per ripartire con un progetto diverso, più vicino alle idee di chi gestisce il club e ai paletti finanziari che caratterizzeranno il mercato giallorosso sino al 2027. Ma questo è un altro discorso, ad oggi prematuro.
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