TORINO - Tutti a Istanbul, crocevia dell’Europa bianconera. C’era anche l’infortunato Pirlo sull’aereo che ieri ha portato la Juve in Turchia.
Conte ha convocato tutti ma domani sera, nel covo del Galatasaray (arbitra l'esperto portoghese Proença), si affiderà alla formazione-tipo per ottenere quel punto che schiuderebbe alla Juve le porte degli ottavi di Champions. Il tecnico conosce bene la strada, visto che 15 anni fa, da giocatore della Juve, ottenne proprio un pareggio (1-1, 2 dicembre 1998) nell'inferno dell’Ali Sami Yen, stadio dismesso tre anni fa dal Galatasaray per la Türk Telekom Arena: altro nome, stessa accoglienza.
Ma anziché speculare sul risultato, i bianconeri faranno comunque la partita: vogliono segnare almeno un gol - un fatto che tra campionato e coppe si verifica ormai da 28 uscite consecutive - e intanto esportare in Europa quell’imbattibilità che nel cortile della Serie A dura ormai da più di sette giornate (640 minuti).
Tornando all’undici anti-Galatasaray, dopo l'ampio turnover di Bologna in corsia si rivedranno Lichtsteiner e Asamoah e in attacco la premiata coppia formata da Llorente e Tevez. Lo spagnolo studia da leader: «Dobbiamo fare ciò che facciamo sempre, allenarci duramente e giocare con intelligenza, rimanendo sempre concentrati e mantenendo un controllo costante sulle nostre azioni. Non bisogna avere paura. Se daremo il 100% in campo, allora riusciremo ad andare avanti». Tevez, invece, spera che la retroguardia turca, una delle più bucherellate della Champions (14 gol subiti in 5 partite), lo aiuti a ritrovare quella rete europea che gli manca ormai da più di quattro anni e mezzo (7 aprile 2009, Manchester United-Porto 2-2).
Ci vorrà una Signora impeccabile. Perfetta e spietata. Come quella che l'anno scorso, proprio di questi tempi, violò il campo dello Shakthar Donetsk (0-1, 5 dicembre 2012): partita d’attacco e pass per la fase a eliminazione diretta della Champions. La speranza è che la storia ripeta se stessa.
Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 16:30
Conte ha convocato tutti ma domani sera, nel covo del Galatasaray (arbitra l'esperto portoghese Proença), si affiderà alla formazione-tipo per ottenere quel punto che schiuderebbe alla Juve le porte degli ottavi di Champions. Il tecnico conosce bene la strada, visto che 15 anni fa, da giocatore della Juve, ottenne proprio un pareggio (1-1, 2 dicembre 1998) nell'inferno dell’Ali Sami Yen, stadio dismesso tre anni fa dal Galatasaray per la Türk Telekom Arena: altro nome, stessa accoglienza.
Ma anziché speculare sul risultato, i bianconeri faranno comunque la partita: vogliono segnare almeno un gol - un fatto che tra campionato e coppe si verifica ormai da 28 uscite consecutive - e intanto esportare in Europa quell’imbattibilità che nel cortile della Serie A dura ormai da più di sette giornate (640 minuti).
Tornando all’undici anti-Galatasaray, dopo l'ampio turnover di Bologna in corsia si rivedranno Lichtsteiner e Asamoah e in attacco la premiata coppia formata da Llorente e Tevez. Lo spagnolo studia da leader: «Dobbiamo fare ciò che facciamo sempre, allenarci duramente e giocare con intelligenza, rimanendo sempre concentrati e mantenendo un controllo costante sulle nostre azioni. Non bisogna avere paura. Se daremo il 100% in campo, allora riusciremo ad andare avanti». Tevez, invece, spera che la retroguardia turca, una delle più bucherellate della Champions (14 gol subiti in 5 partite), lo aiuti a ritrovare quella rete europea che gli manca ormai da più di quattro anni e mezzo (7 aprile 2009, Manchester United-Porto 2-2).
Ci vorrà una Signora impeccabile. Perfetta e spietata. Come quella che l'anno scorso, proprio di questi tempi, violò il campo dello Shakthar Donetsk (0-1, 5 dicembre 2012): partita d’attacco e pass per la fase a eliminazione diretta della Champions. La speranza è che la storia ripeta se stessa.
