Roma, Pinto: «Lukaku lo monitoravo da tempo. Renato Sanches l'ho voluto io. La squadra è più forte»

Il general manager del club giallorosso: «Nessuno scontro tra me e Mourinho. Non ho cercato portieri, fiducia in Rui Patricio»

Martedì 5 Settembre 2023 di Gianluca Lengua
Roma, Pinto: «Lukaku lo monitoravo da tempo. Rentato Sanches l'ho voluto io. La squadra è più forte»

Tiago Pinto tiene la consueta conferenza stampa di fine mercato.

Il dirigete della Roma rivela alcuni retroscena delle trattative, tra cui quella Lukaku, e spiega nei dettagli il Fair play finanziario e il settlement agreement.

È un pericolo cominciare una nuova stagione con un contratto in scadenza? Quali sono i progetti per Mourinho?

«Non ho voluto mancare la mia parola sottraendomi alla conferenza stampa. Sono qui, ma volevo allo stesso tempo dire che io ho rispettato la mia parola e lo scopo è quello. I rinnovi sono temi importanti, trattati internamente e non li affrontiamo pubblicamente. In questo momento siamo consapevoli di quello che stiamo vivendo. Siamo tutti insieme motivati e carichi per riprendere dopo la sosta il nostro obiettivo e portare a casa i risultati. Tutti i temi che sono importanti per la società li affronteremo internamente nel modo giusto e con le persone giuste». 

Da un paio d’estati la si spende molto per gli ingaggi, verrà un momento in cui la Roma ricomincerà a investire sul serbatoio giovani pagando i cartellini?

«Quando comincia una sessione di mercato, abbiamo bisogno di mettere insieme tre piani diversi. Uno è il piano tecnico che è più semplice da capire in cui con allenatore, proprietà e direzione sportiva vogliamo fare una squadra migliore. Se facciamo un paragone con i giocatori andati via e quelli rimasti, abbiamo più soluzioni. Sul piano economico siamo dentro al settlement agreement, io sono andato tutto giugno a cercare risultati economici. E poi c’è il piano strategico. Un club come la Roma per uscire da questa situazione con il ffp deve investire sugiovani con prospettive che in futuro possano avere risultati sportivi e economici. Se avessi pagato 20 milioni di euro per Ndicka e Aouar queste domande non ci sarebbero state. Sono entrambi Under 25 e hanno giocato in competizioni importanti. Con i paletti che abbiamo stiamo cercando di equilibrare questi tre piani. Abbiamo garantito che la squadra è competitiva, in linea con il ffp e che ci sono prospettive. con l’arrivo di Mourinho il settore sportivo è stato una parte principale della strategia e ci ha dato l’opportunità di portare i ragazzi in prima squadra. Abbiamo Bove e Zalewski che sono della prima squadra, ce ne sono altri due che si allenano. È vero che abbiamo aumentato il monte ingaggi, ma siamo riusciti a mettere tutti questi tre piani insieme. Marcos Leonardo? È un obiettivo ed è nel nostro orizzonte. Pure questi giocatori hanno valori importanti. Quando c’è l’opportunità lo facciamo. Ma Ndicka lo abbiamo portato a zero e non a 25 milioni come indicato su trasfertmarket e non è uno scarto». 

È una squadra che ha l’obbligo di lottare per la Champions? Cosa pensa delle dichiarazioni di Mourinho sugli acquisti?

«Sarà impossibile uscire da questa conferenza senza la sensazione di uno scontro con Mourinho. Io voglio avere molta attenzione in quello che dico. Non vorrei possa uscire da questa conferenza uno scontro tra di noi. Quello che pensiamo ce lo diciamo in faccia e siamo entrambi motivati a portare avanti i progetti della Roma. Dal primo giorno che sono arrivato ho capito che la grande ambizione della proprietà è tornare in Champions ed è anche la nostra. Se ci arriviamo o no è un altro tema. Se siamo obbligati o no, sono parole che non uso. Quando prendo giocatori come Dybala, Wijnladum e Abraham devo dirgli che lottiamo per la Champions. Dal mio punto di vista questa è la logica e non siamo in disaccordo. Gli infortuni? Con tutto il rispetto per la Roma, i tifosi e la città, è ovvio che non siamo il Manchester City, è ovvio che se avessi potuto avrei preso Declan Rice. Ma se eravamo il City magari non ero io seduto qui, ma uno meglio di me. Oltre a Dybala, non possiamo ricordare che da quando Mourinho è arrivato siamo riusciti a mettere giocatori con problemi in condizioni interessanti coma Dybala. Per me la connessione tra noi, tecnico, staff medico e atletico è un asset per convincere i giocatori. Renato Sanches? Per tutto quello che andrà male con lui ci sarà solo un responsabile ed Tiago Pinto. Io sono ossessionato da quel giocatore, l’ho voluto prendere al Benfica e non ci sono riuscito, alla Roma ci ho provato e adesso ce l’ho fatta. Io sono convinto che con questo staff tecnico e medico possiamo riuscire a portarlo nelle condizioni migliori. Abbiamo fatto un contratto in cui è previsto che se fa tante partite lo dobbiamo perdere. Come giocatore mi fa impazzire e non volevo perdere l’opportunità di portarlo qui». 

In questa stagione resterà la stessa linea sugli arbitri dello scorso anno o sarete più pronti a scendere in campo?

«Il mio storico con gli arbitri non è positivo. Io non voglio entrare in guerre e fare polemiche, ma dobbiamo sentire i consigli degli arbitri ma loro devono sentire anche noi. Io come Tiago Pinto ho smesso, perché non capisco nulla. Io pensavo di essere uno che vede tanto calcio e capiva, ma invece oggi non capisco nulla. Non riesco a capire la differenza tra Zaniolo a Napoli e Rui Patricio con il Milan. Quello che sento oggi è il calcio giocato e il calcio del var. Sembra che il potere decisionale nel campo sia minore. Più che polemiche, interviste e tante altre cose, le persone responsabili devono sentire cosa dicono allenatori e giocatori. Ci sono cose in cui mi sento in difficoltà nel dire la mia opinione perché non capisco l’uniformità dei criteri. Oppure il tempo extra, è un tema complicato, ma quello che ci aspettiamo dagli arbitri è giustizia. Oggi sono ancora giovane, ma faccio fatica a capire che strada segue il calcio». 

Qual è stata la linea da seguire con obiettivi così diversi per caratteristiche tecniche ed età. Cosa è successo con Beltran?

«Ho 38 anni, sono divorziato e non ho figli. Sono abituato a prendere i no. Non ho seguito tutti i nomi che ci sono stati accostati alla Roma, ma ho parlato di due che sono giocatori che abbiamo trattato e per cui avevamo interesse. Con Scamacca abbiamo parlato ma non ci siamo riusciti per ragioni che conoscete e Marcos Leonardo lo seguiamo da 15/16 mesi. Non era una situazione fatta, ma l’accordo con le tre parti era su una buona strada, ma abbiamo avuto la sfortuna che il Santos lotta per non andare in Serie B, hanno cambiato allenatore e coordinatore tecnico e venduto due ragazzi per 30 milioni di euro. La situazione si è complicata, vendere uno dei più forti è diventata una situazione politica e abbiamo dovuto rinunciare. Tutti voi avete riconosciuto che questo mercato è stato difficile per tutti i club che cercavano attaccanti, anche per chi aveva molti soldi. Tutti alla fine sono contenti di arrivare al 28 agosto e avere Lukaku, anziché al 1° agosto avere “Tonino”. Sulla Fiorentina non so di cosa parlate, conoscevamo Beltran ma per noi è tutto a posto». 

Era impossibile risanare la situazione Matic? Quanto è stata reale la situazione Frattesi?

«Su Nemanja non voglio dire tanto. È una situazione che non mi aspettavo, ma su questo io cerco di prendere il lato positivo e cioè che abbiamo preso Paredes campione del mondo. Se un giorno lui vorrà spiegare può farlo. Nel calcio succede e andiamo avanti. Frattesi è uno dei giocatori che mi piaceva di più, alla fine siamo tutti liberi di prendere delle scelte. Non ho rimpianti, gli voglio bene e saranno importanti per la nazionale. Giocano in club che spero perdano, ma in qualsiasi modo noi abbiamo preso dei soldi con Frattesi. Quest’ultima è una cosa che andava spiegata. Nel Ffp abbiamo il settlement agreement dei prossimi 4 anni e dobbiamo spendere il 70% dei ricavi per arrivare a quell’obiettivo. Quando sono andato fare quei 35 milioni l’ho fatto per essere complaiant con quel piano. Tutti quei soldi, compresa la percentuale di Frattesi, entrano in quel piano. Poi c’è il transfer balance in cui si fa il monitoraggio dei giocatori che ci sono nella lista Uefa tra un anno e l’altro. Noi abbiamo fatto 15 milioni di future rivendite (Frattesi, Calafiori, Under), questi soldi non entrano nel transfer balance. Noi abbiamo fatto 17 milioni con Volpato, Missori e Tahirovic, questi giocatori erano in lista B e non contano nel transfer balance. Un altro esempio, ho litigato con Campos per una settima per una cifra. Siamo riusciti a fare 2,5 milioni, di trasferimento e 2,5 di bonus che sono difficili da raggiungere ma la Uefa li conta tutti. Non sto facendo il “Calimero”, sono d’accordo con i principi della sostenibilità, ma la verità è che c’è questo strumento che complica il nostro lavoro. Perché poi sei costretto che due giocatori nuovi non possono entrare in lista per il transfer balance. È difficile arrivare alla fine e avere una squadra più forte, rispettare il ffp ed essere complaint». 

La Roma nelle strategie di rafforzamento ha pensato anche alla questione esterni e portiere?

«Sono stanco e non lo nascondo. È veramente difficile stare tre mesi sotto questa pressione e ansia, senza dormire e mangiare e fare le cose fatte bene. Ho anche la fortuna che la pressione esterna non mi condiziona, ma voglio fare le cose bene e infatti dopo questa conferenza andrò in Portogallo. È normale il giudizio che hanno le persone dopo queste tre partite. Sono fiducioso che con Zalewski, Spinazzola e gli altri possiamo fare meglio. Penso che questi giudizi siano troppo veloci. Avremo un margine di crescita, siamo motivati e carichi per fare meglio. Sul portiere è ancora di più Quando sono arrivato, la situazione dei portieri della Roma era un problema. Rui Patricio è stato il migliore della Conference, è stato nei top della Serie A con i clean sheet e adesso sembra non essere a quei livelli. Quando perdiamo, perdiamo tutti, quando vinciamo, vinciamo tutti. Io ho fiducia al 100%. Se qualche agente dei portieri ha detto che ho chiamato per chiedere, è una bugia». 

Avere il contratto in scadenza di allenatore e general manager è pericoloso?

«Sui temi dei rinnovi ne parliamo nelle sedi giuste. Siamo tutti concentrati sulla stessa cosa. Quando ci ritroveremo tutti insieme dovremo migliorare quello che c’è da migliorare. Il mio contratto è l’ultima delle mie preoccupazioni». 

Quale è stata la trattativa più difficile?

«La prima estate quando mi volevamo quasi ammazzare per Dzeko all’Inter poi con Tammy le cose sono state tranquille. Lo scorso anno sono riuscito a portare Dybala. Quest’anno ho avuto la fortuna con l’aiuto di tutti nel club per aver portato Lukaku. Il principale è sentire i giocatori dalla nostra parte. Non è un tema di soldi e contratto, ma fargli sentire che Roma è un club importante. Ormai sono un po’ scaramantico, in tutte le sessioni di mercato mi piace portate uno così. Sono fortunato». 

Avete mai avuto paura di perdere Dybala?

«Nella stagione scorsa ero contento di averlo portato e poi c’erano tre domande sulla clausola. Se ne è parlato tutta la stagione. Abbiamo un grande rapporto con Paulo e l’entourage, sappiamo le sue idee. Lui è un giocatore favoloso e un essere umano fantastico. Quello che invito a tutti è godervelo. Nel futuro, al momento e al posto giusto, si parlerà di questo. Quanto si è scritto che Paulo sarebbe andato via? Alla fune lui è qui e penso che a prescindere dal mio stile, non ho mai venduto aspettative fake. Sono contento che sia qui e faremo di tutto per farlo restare». 

Quando ha capito che l’operazione Lukaku è diventata fattibile?

«Non mi conviene dire quando ho capito che era possibile. Lukaku non potevi prenderlo a giugno o luglio, ho un buon rapporto con le persone che lo seguono e che seguono anche un giovane interessante. Ci sono situazione che il 1° luglio sono impossibili, le devi monitorare, non parlare con nessuno e se ci sono i momenti giusti sfruttare l’opportunità. L’intervento dell’allenatore è stato importante per il rapporto che hanno e dopo non vorrei mai dimenticare il coinvolgimento personale dei proprietari che hanno semplificato il mio lavoro. Loro si sono messi dentro alla trattativa e hanno sbloccato le cose. Non mi va di dire quando è stato il momento, ma il segreto è sempre lo stesso: devi monitorare l’occasione poi convincerlo. Poi devi essere veloce, perché se si comincia a parlare troppo perdi l’opportunità».

Come vede il mercato georgiano?

« Kvara è molto forte. Oggi lo scouting è un po’ più democratico. Ci sono giocatori di Paesi che magari 10 anni fa non erano così conosciuto e che oggi diventano importanti. Quando arriva Kvara arriva e diventa uno dei migliori della Serie A tutti andiamo a guardare lì, ma non solo lui». 

Quanto è soddisfatto del mercato che ha fatto? C’è un rimpianto? Il mercato in uscita è chiuso?

«Io voglio essere sempre coerente con quello che dico. Il mercato è il 20/30% del successo sportivo, il lavoro quotidiano è molto più importante. Da quando i Friedkin hanno preso il club, hanno fatto investimenti importanti e la squadra deve essere un riflesso di questa ambizione, più delle parole e delle interviste. Noi dobbiamo giocare e mettere i fatti. Io nel mio lavoro cerco sempre di fare il meglio per la squadra. Io ho sofferto tanto, ho lavorato tanto. Alla fine, contenti non siamo mai. Ho imparato con il mio vecchio presidente, penso sempre che si potesse fare meglio. Abbiamo fatto un buon lavoro, grazie a tante persone che mi hanno aiutato per rendere giustizia a quella che è l’ambizione della proprietà».

Le è sembrata una scorrettezza quella dell’Atalanta?

«Io ho un orientamento tedesco, sono più tedesco che latino e quando dico una cosa è quella. Magari altri dicono 10 e poi fanno 7. L’Atalanta e Gasperini prendono le loro scelte, non nascondo che è un giocatore che volevamo prendere, ma alla fine siamo riusciti a trovare una soluzione. Pure se ci sono altri che lo dicono nei miei confronti. Abbiamo parlato con Zapata, è stata una trattativa, alla fine non è andata a buon fine. Non voglio dire che non siamo riusciti a prenderlo per la scorrettezza dell’Atalanta. Il nostro mestiere è così». 

Il momento della Roma è molto delicato…

«Non c’è motivo di panico, sono state tre partite con mercato aperto e tanta confusione. Ma siamo tutti consapevoli del valore che abbiamo. Siamo consapevoli che tutti insieme possiamo fare meglio, sono carico per tranquillizzare le persone che dopo la sosta avremo le condizioni per migliorare. Ogni tanto manca un po’ di equilibrio. Il giorno che abbiamo preso Azmoun ho cento messaggi in cui mi dicono che sono scarso, prendiamo Lukaku mi dicono che sono il Re di Roma. Sui risultati è lo stesso, mancano tante partite. I giocatori hanno qualità, l’allenatore pure e siamo carichi e motivati per trasformare il problema in una situazione positiva». 

Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA