Una conferma e un annuncio. La conferma riguarda Jon Rahm, 26 anni, primo spagnolo a laurearsi campione Us Open di golf. La vittoria con -6 (69 70 72 67) lo riporta al numero uno del ranking mondiale, scalzando Dustin Johnson, e lo ripaga della grande amarezza del mese scorso, quando in testa con 6 colpi di vantaggio dopo 54 buche, è stato fermato al Memorial perché trovato positivo al test covid.
Questo di Torrey Pines, nei pressi di San Diego in California, è il suo campo: qui ha vinto la sua prima gara da professionista nel 2017, qui la proposta a sua moglie Kelley, che solo due mesi fa ha dato alla luce Kepa, il primo figlio della coppia.
Clamoroso il tonfo del campione uscente Bryson DeChambeau, che dopo aver chiuso 2 colpi sotto il par le prime 9 buche si è attorcigliato in una serie di errori senza fine nelle seconde 9 (due bogey, un triplo, è un quadruplo bogey). Rory McIlroy (70 73 67 73) non ha saputo tenere il passo del terzo giro, così come i due co-leader Russel Hunley (67 70 71 76) e Mackenzie Hughes (73 67 68 77). Rimaneva a fronteggiarlo solo il più esperto Luois Oosthuizen, ma il sudafricano, dopo aver vinto l’Open Championship nel 2010, è riuscito a confermarsi solo come eterno secondo nei major, essendo questa la sesta volta.
Migliozzi 4°, primo tra gli italiani
Jon Rahm incassa anche il suo assegno da 2 milioni e 250 mila dollari, ma non è il solo a festeggiare. L’altro grande protagonista parla italiano. Il suo è un annuncio chiaro e forte di quello che potrà essere il futuro. Guido Migliozzi, vicentino di 24 anni, alla sua prima esperienza in un major, ha chiuso al 4° posto, condividendo la posizione con due fuoriclasse come Brooks Koepka e Collin Morikawa. Il suo -2 totale, a soli 4 colpi dal vincitore, è stato il frutto di tre buoni giri (71 70 73) prima di dare spettacolo in quello finale, chiuso in 68, 3 colpi sotto il par.
Nel repertorio di Migliozzi c’è tutto quello che un talento deve avere: capacità tecniche, lunghezza adeguata, carattere forte e tanta, tantissima, voglia di arrivare. «Prima di salire sul tee dell’ultimo giro, sapevo di poter arrivare nei primi 10 ed è a quello che ho puntato». Impresa riuscitissima. Guido è così, non si pone limiti. E non può essere diversamente per il ragazzo dagli occhi di ghiaccio che è partito dal basso, ha già vinto due volte sul Tour Europeo e che in sole due settimane è passato dalla 192ma posizione nel ranking mondiale alla 72ma attuale.
La 50ma posizione, quella che garantisce la partecipazione a tutti i grandi tornei, è sempre più vicina. Ma intanto Migliozzi si è portato avanti: il quarto posto di Torrey Pines, oltre a rimpolpare il conto in banca con un assegno di 603.903 dollari (non si vive di sola gloria), gli garantisce la partecipazione al prossimo Us Open, al Master di Augusta 2022 e lo avvicina alla qualificazione di diritto alla prossima squadra di Ryder Cup, anche se c’è da giurare che il suo nome è già in evidenza sul taccuino del capitano Pedraig Harrington per le eventuali wild card. Nel frattempo c’è da sbrigare un’altra… piccola formalità, l’Olimpiade di Tokio. «Perché – come dice Migliozzi – in Italia se vinci un major di golf non ti conosce nessuno, se metti al collo un oro olimpico sei sulla bocca di tutti».
Words cannot describe what a special week this has been! Tied 4th in my first major championship! Have enjoyed every second of the @usopengolf & I must thank the @EuropeanTour for creating this opportunity & the @USGA for putting on an amazing event! Next stop @TravelersChamp! pic.twitter.com/5c7eWVzU5W
— Guido Migliozzi (@guidomigliozzi) June 21, 2021
Bene anche i Molinari
C’è tanto da festeggiare, insomma, magari a ritmo di rock insieme con il grande amico Niall Horan, pop star degli One Direction che ne aveva subito intuito le potenzialità, ingaggiandolo nella sua agenzia Modest Golf Management. È estremamente positivo il bilancio dell’intera spedizione italiana. Mai 3 nostri giocatori avevano superato il taglio allo Us Open. In questa edizione è accaduto e ci ha detto con chiarezza che l’élite mondiale è il posto giusto per i fratelli Molinari. Francesco, in par col campo, ha chiuso al 13° posto (68 76 69 71) e può bilanciare i rimpianti per il brutto secondo giro con la conferma di essere ancora molto competitivo. Lui che è stato anche numero 5 del mondo, sta pian piano risalendo la china per mettersi alle spalle un brutto biennio segnato da tante delusioni tecniche e forti sofferenze fisiche.
A 38 anni, il miglio golfista italiano della storia, ha ancora molto da dire. Edoardo, invece, è finalmente tornato a competere in un major e non ha tradito le aspettative. Ha ripreso a giocare bene, sta risolvendo i problemi con il putter (il suo punto debole) e sembra pronto a vivere una nuova giovinezza. Nell’ultimo giro è stato di una regolarità esemplare: un birdie, un bogey e tutti par. Ha chiuso il torneo in 35ma posizione, a +5 (70, 76, 72, 71). Come Migliozzi veniva dalle qualificazioni e anche lui non torna a mani vuote. Per lui, il premio più importante si chiama autostima.