L'incubo delle pensioni in Friuli Venezia Giulia, nel 2030 i giovani al lavoro non basteranno più

Lunedì 11 Marzo 2024, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 16:58

IL QUADRO

Tuttavia, a condizioni socio-demografiche e legislative invariate, la tendenza positiva è destinata a resistere ancora per poco, poiché il gelo demografico incombe. «Quando cominceranno ad andare in pensione gli occupati nati negli anni Sessanta e primi anni Settanta, le classi del baby boom, non ci saranno giovani sufficienti a coprire le uscite», esplicita Russo, guardando al 2030 e dintorni. Il ricercatore conferma così il panorama tratteggiato in queste ore dai pensionati Spi Cgil: «Lo stock dei lavoratori in uscita nella classe 55-64 anni è coperta solo per il 60% circa dai potenziali nuovi ingressi della fascia tra 15-24 anni, ma con pesanti difficoltà già percepite, e aggravate dalla riduzione, negli ultimi anni, dell’apporto degli immigrati», ha dettagliato il segretario generale dei pensionati Cgil Renato Bressan. In numeri assoluti a fine 2022 gli occupati in Friuli Venezia Giulia erano 520mila 517, quasi 13mila unità in più rispetto ai 507mila 130 del 2018. Nel quinquennio i pensionati sono invece aumentati di 211 unità, passando da 354mila 847 a 355.058 unità, dopo una flessione evidente avvenuta nel 2021, quando i pensionati sono scesi a 354mila 515. Attualmente il peso maggiore delle pensioni lo sopportano i lavoratori goriziani in Fvg, perché in quell’area per ogni pensionato ci sono solo 1,39 lavoratori attivi. Di contro, coloro che sono in quiescenza pesano di meno sui lavoratori nel pordenonese, dove per ogni pensionato nel 2022 c’erano 1,57 lavoratori attivi. Quasi si equivalgono i pesi di Udine e Trieste: per ogni pensionato ci sono, rispettivamente, 1,44 e 1,43 lavoratori.

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