Se lo sono chiesto in molti: perché il "Jenner Institute" della Oxford University, ha scelto una società di Pomezia per lavorare al vaccino contro il Coronavirus? A spiegarlo è il presidente e amministratore delegato della IRBM, Piero Di Lorenzo, l'azienda che ha già inviato centinaia di dosi per i test sui macachi prima e sull'uomo, adesso. «Con la Oxford University lavoriamo da 10 anni: è un'eccellenza, a livello mondiale, che ha già studiato la Sars. Si sono rivolti a noi per l'esperienza acquisita con l'adenovirus, un virus influenzale, impiegato depotenziato per trasportare il gene Spike sintetizzato del SarsCov2 nell'organismo umano». Come se fosse un “cavallo di Troia”, quando l'adenovirus “trasportatore” entra nell'organismo, quest'ultimo reagisce e crea anticorpi. «Inoltre – ricorda Di Lorenzo – nei nostri laboratori a Pomezia è stato prodotto il vaccino anti-ebola». L'Irbm è una società italiana, fondata nel 2009 a Pomezia, specializzata nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica. È proprio in questi laboratori che i ricercatori hanno messo a punto il vaccino italiano anti-ebola, il cui brevetto è stato acquistato nel 2013 dalla società britannica Gsk.
Centrale, nel vaccino contro il Coronavirus, il ruolo della multinazionale farmaceutica Astrazeneca, che nei giorni scorsi ha annunciato di essere pronta a lanciare e fornire fino a 100 milioni di dosi entro la fine dell'anno: a lei toccherà il compito di pianificare questa produzione. «La capacità di produzione attuale è tra i 100 e i 200 milioni di dosi l'anno – spiega Di Lorenzo – ma la richiesta sarà pari a miliardi di dosi. La decisione sulle modalità di distribuzione del vaccino toccherà ai diversi governi». Quanto ai tempi, il presidente di IRBM, spiega che, dopo i test positivi sui macachi, sono iniziati quelli sull'uomo: in particolare su 510 volontari.
«Per fortuna non c'è reazione per adesso – dice Di Lorenzo – I test sono iniziati da giorni giorni ed è prematuro fare qualunque considerazione: bisogna aspettare le evidenze scientifiche, che arriveranno a settembre.
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