Avanza a grandi passi il fenomeno erosivo sul litorale di Fiumicino e sulla spiaggia dei naturisti spunta un bunker della Seconda guerra mondiale.
«Lo scheletro della passerella emersa poco distante dal bunker – sottolinea Giuseppe Larango, esperto di storia locale – potrebbe essere una parte del molo di accesso al laghetto di Coccia di Morto che, prima di interrarsi, aveva lo sbocco a mare. Poco distante dal “Romitorio dei Torlonia”, dove sorge ancora oggi un catamarano in cemento, entravano e ormeggiavano al riparo dalle chiome della pineta i motoscafi-siluranti del Regio Esercito italiano».
La mappatura
Sono molti i posti di avvistamento abbandonati sui 24 chilometri di costa del Comune costiero. «Abbiamo mappato 10 bunker sul litorale tra Isola Sacra e Passoscuro – precisa Andrea Grazzini, studioso di storia militare e delle fortificazioni, autore del libro “A difesa di Roma! Bunker e capisaldi italiani intorno alla Capitale durante la Seconda guerra mondiale” -. Sette di costruzione tedesca e tre italiani, oltre a un rifugio antiaereo dentro Villa Guglielmi, un posto di blocco a Maccarese e una postazione per mitragliatrice sulla via Portuense, prima del quartiere di Porto. Come punti di osservazione furono anche utilizzate le torri costiere esistenti, come quelle di Palidoro, Maccarese e dei piloti sul porto-canale di Fiumicino». Le fortificazioni delle coste, iniziate dagli italiani tra il 1942 e il 1943, vennero poi proseguite dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre. «Tutto questo interesse nel blindare il litorale di Fiumicino – aggiunge Grazzini – perché era stato preso in considerazione lo sbarco alle porte di Roma, poi avvenuto ad Anzio. Il Regio Esercito aveva progettato una serie di opere difensive tra cui i posti di avvistamento in spiaggia, collegati con strutture fisse costruite lungo le strade di accesso a Roma, dotate di armi anticarro». Le diverse tipologie di bunker italiani e tedeschi differiscono per forma e costruzione e rappresentano un’interessante testimonianza. «È auspicabile che l’amministrazione locale ne riconosca il valore e proceda alla loro tutela per evitare la scomparsa di questi testimoni del tempo. Buona parte dei bunker si trovano infatti in contesti naturalistici e la loro valorizzazione, attraverso un progetto mirato, potrebbe portare giovamento all’economia oltre che preservare la storia».