Scuola, a settembre a Roma lezioni in caserma: da Prati al Tiburtino

Sabato 27 Giugno 2020 di Camilla Mozzetti
Scuola, a settembre a Roma lezioni in caserma: da Prati al Tiburtino

«La preoccupazione, è inutile negarlo, c’è. I temi sono tanti, sarei sciocco a non essere preoccupato», dice il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio Rocco Pinneri che, tuttavia, da settimane è già a lavoro per permettere una ripartenza scolastica adeguata e in piena sicurezza in vista di settembre per gli oltre 500 mila studenti della Regione Lazio. Punto cardine resta il distanziamento interpersonale che implica soprattutto su Roma e il suo hinterland la necessità di reperire - e alla svelta - ambienti alternativi per decongestionare le classi e garantire la presenza a tutti. A tal riguardo, oltre all’uso di palestre, cortili, sale cinematografiche, teatrali e anche sale congressuali degli hotel è in corso una riflessione per sfruttare gli ambienti delle caserme dell’Esercito fornite di spazi già usati per la formazione del personale.

«Le condizioni di sicurezza sono l’ormai famoso metro di distanza, l’uso delle mascherine e lo scaglionamento alle entrate e alle uscite per evitare gli assembramenti», prosegue Pinneri. Il nodo critico «resta il metro di distanza e in alcune scuole c’è una situazione di maggiore difficoltà».

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Come fare allora dal momento che moltissime classi dovranno essere sdoppiate ma gli edifici sono sempre gli stessi? «Ho preso già contatti con l’Esercito - prosegue il direttore dell’Usr Lazio - perché Esercito, Marina, Areonatica hanno spazi importanti nella città che vengono già usati e alcuni possono essere liberati. Anche in questo caso, però, dovranno essere organizzati per l’utilizzo didattico. L’ex camerata di una caserma, ad esempio, ha bisogno di interventi ma è sicuramente un aiuto e la provincia mi ha già detto che è pronta, anche grazie alle risorse che saranno finanziate dal governo, a dare una mano per l’acquisto di quelle soluzioni temporanee: dalle tramezzature mobili ad esempio ai banchi».

I CENTRI
A quali strutture militari si sta guardando? Ci sono alcune situazioni che potrebbero già servire alla causa. «Sulla Tiburtina ad esempio la Caserma Ruffo ha degli spazi che potrebbero servire - prosegue Pinneri - ovviamente bisognerà pensare a una collaborazione a un protocollo, ma sono procedure burocratiche che ci impegneremo ad eseguire». Ancora: valida l’ipotesi di chiedere spazi al centro militare di via Dalmata (quartiere Prati) così «come alla cittadella della Cecchignola o alla zona militare di Pratica di Mare», per servire una parte importante del quadrante a sud di Roma e del suo hinterland. Insieme a quest’ipotesi si lavorerà poi su più fronti. «A seguito dei tavoli che abbiamo già avviato da oltre un mese con tutti i soggetti e gli enti preposti, a inizio settimana - aggiunge ancora il direttore dell’Ufficio scolastico regionale - dopo un altro tavolo con le organizzazioni sindacali farò una riunione con tutti i presidi del Lazio a cui sottoporrò un questionario per il monitoraggio delle scuole perché non basta l’anagrafe dell’edilizia che ci dice quanto ampio è un istituto e sulla base delle risultanze inizieremo delle conferenze bilaterali con gli istituti che segnaleranno delle difficoltà».

Il monitoraggio, in sostanza, servirà a calcolare con precisione gli spazi che mancano ma anche a capire quanti altri docenti serviranno. Alcuni edifici, già è noto, sono impossibilitati a ospitare gli studenti e a garantire le distanze, altri (ma la quota è decisamente inferiore) hanno degli ambienti inutilizzati. Si provvederà a ricalcolare le occupazioni. «Ma questo potrebbe non bastare», analizza Pinneri. Motivo per cui si avvierà un altro “step” con Città Metropolitana e Campidoglio «dotare le scuole laddove possibile - prosegue il direttore dell’Usr Lazio - di tensostrutture e prefabbricati in presenza di spazi esterni da poter sfruttare». Soluzioni più adatte alle scuole di infanzia, elementari e medie per le quali si tende ad escludere l’ipotesi “doppio turno” al pomeriggio: «Devasteremmo l’organizzazione delle famiglie romane», conclude Pinneri. In questo caso più facile ripensare a una rimodulazione della didattica interna.
 



 

Ultimo aggiornamento: 07:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA