Sono poche, pochissime, si contano sulle dita di una mano, ma ugualmente provano a strappare i figli dalla droga e dall’alcol. In qualche caso, anche loro hanno avuto gli stessi problemi e non vogliono che pure i loro ragazzi commettano gli stessi sbagli. Ma per le mamme-coraggio del Tiburtino III non è facile comporre quel numero, 112, o bussare alla porta di un commissariato o di una stazione dell’Arma, finanche rifugiarsi in una chiesa per chiedere aiuto.
Domenica alle 17,45 la mamma di Valerio, 18 anni, ci ha provato: ha telefonato alla polizia per segnalare di «essere in lite animata con il figlio» il quale al momento era «ubriaco e dava in escandescenze». Quando gli agenti sono arrivati hanno trovato il ragazzo fuori di sé, aveva discusso anche con la fidanzata, ne è nata una colluttazione e in via Debussy si sono vissuti minuti di paura. Al momento di portarlo via, si è scatenata la rivolta tra le case popolari: in cinquanta, perlopiù giovanissimi, tra i 16 e i vent’anni, sono scesi per le scale e si sono scagliati sulle volanti per impedirne l’arresto. In un attimo ai piedi dei serpentoni grigi sono piombate 17 volanti per riportare la calma. Valerio è stato arrestato ma dopo la direttissima il giudice lo ha lasciato libero in attesa del processo. È di nuovo a casa, insomma. Ha anche commentato la vicenda sui social. Per lui (risultato positivo al tossicologico per alcol e cocaina) «non è andata così», sono «le guardie» ad avere sbagliato, a essersela presa anche con la fidanzata «una donna» ed è sicuro che al processo «verrà fuori la verità», perché «anche mia madre confermerà come è andata».
Le telefonate
Ma cosa potrà dire una madre che per disperazione chiama la polizia? «Purtroppo di telefonate di madri sotto scacco dei figli dai 15 anni in su - spiega un investigatore di lungo corso - ne riceviamo anche una al giorno per ogni turno di servizio in città. Ma quasi tutte non si tramutano in denunce. Si tratta di reati, infatti, contro i quali si può procedere solo su querela, a meno di lesioni molto gravi. Da una parte c’è la paura di ritorsioni, dall’altra molti genitori non riescono a rendersi conto che l’uso-abuso di sostanze trasforma i figli in persone “sconosciute” che vanno fermate». Tra i più agguerriti che domenica si sono avventati sui poliziotti c’era anche un 17enne, poi denunciato. Quando la madre è andato a riprenderlo in commissariato le ha urlato: «Non rompere... non ha capito un ca... qui comando io, stai zitta sennò ti ammazzo». Di tutto diceva Valerio, fuori di sé, prima di essere sedato, alla mamma: «Hai chiamato le guardie, ti uccido». Don Josè da un anno è alla parrocchia di S. Maria del Soccorso. In Spagna si è occupato proprio di comunità di recupero. «Ma qui i ragazzi vengono solo per giocare al pallone nel campetto che lasciamo aperto. Abbiamo provato a coinvolgerli in gare o a mettere su un oratorio, ma nessuno vuole partecipare». Il Covid ha aumentato l’isolamento dei casermoni circondati dall’erba incolta. Appena tre mamme hanno provato ad affacciarsi per chiedere aiuto, e con una sola è rimasto «un certo dialogo». Intanto sono aumentate le richieste di alimenti e sostegno per le bollette al Centro ascolto della Caritas: «Seguiamo 50 famiglie - dice la responsabile - ma lamentano solo il disagio economico. La percentuale di giovani inoccupati tra i 30 e i 40 anni è altissima e chiedono sempre e solo soldi».