Roma, due ore a terra dopo un incidente. «Mancano le ambulanze»

L’impatto in via Clisio, ha atteso dalle 21 alle 23. La Confail: «Troppi veicoli bloccati»

Giovedì 13 Gennaio 2022 di Alessia Marani
Roma, due ore a terra dopo un incidente. «Mancano le ambulanze»

Due ore steso per terra, al gelo, ferito, in attesa di un’ambulanza che sembra non arrivare mai. È successo martedì sera alle nove in una zona centrale come il quartiere Trieste. Nell’incidente tra uno scooter e un Suv all’incrocio tra via Panaro e via Clisio ha la peggio il giovane in motorino. L’automobilista scende per soccorrerlo e chiama il 118: «Stai fermo, ora arriva l’ambulanza».

Ma il mezzo dell’emergenza, dopo i ripetuti solleciti e tra lo stupore di chi assiste o guarda dalla finestra, si presenterà sul posto solo alle 23,19 ben due ore dopo. Come mai? «Colpa del Covid, mancano le ambulanze: restano bloccate nei pronto soccorso della Capitale», replicano alle proteste gli operatori intervenuti. Un fenomeno su cui ora stanno indagando anche i carabinieri del Nas, martedì presenti al Sant’Andrea. Stesso giorno in cui la consigliera regionale Francesca De Vito ha girato un video-denuncia sulle ambulanze bloccate nei pronto soccorso.

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Succede che le squadre del 118 restano inchiodate nelle piazzole degli ospedali, in attesa che si liberino posti letto per i malati o i feriti in attesa; molti sono sospetti Covid e hanno bisogno di percorsi isolati che non sempre ci sono. Nel frattempo per strada, le ambulanze disponibili sono una manciata, perlopiù indirizzate sui codici rossi, i più gravi, e nel limbo degli interventi in sospeso si accodano decine di chiamate, con picchi di 50/60. Quello di martedì al Salario non è l’unico caso. Per soccorrere un anziano caduto in casa e con un femore rotto a Prima Porta, nello stesso giorno, è dovuta intervenire l’ambulanza di Centocelle, anche qui con ritardo. Un paio di settimane fa, dopo avere richiesto il soccorso per una signora che era caduta in strada mentre saliva su un bus in viale Palmiro Togliatti, i vigili del V Gruppo, snervati dall’attesa dell’ambulanza, hanno pagato un taxi di tasca propria perché la portasse in ospedale. Non solo. Ormai è routine che le persone soccorse rimangano dentro le ambulanze per ore, addirittura per giorni, prima di ricevere le cure più adeguate. Ieri pomeriggio al Pertini erano 6 i mezzi bloccati, 14 al Sant’Andrea, solo per citarne alcuni, 5 a Tor Vergata. Mezzi fermi anche al S, Giovanni e a Tivoli. 

BLITZ DEI NAS
E martedì i Nas hanno preso nota di quel che stava accadendo sul piazzale del Sant’Andrea: tredici le vetture bloccate, tre con persone a bordo e tre nel piazzale dal giorno precedente, una ambulanza addirittura dalle 12.36 del lunedì. 

«Un fenomeno tuttavia - spiega la consigliera del Gruppo misto De Vito che ha documentato le ambulanze ferme in un video denuncia - che non riguarda solo il Sant’Andrea ma tutti gli ospedali capitolini. Anni fa c’erano problemi perché gli ospedali trattenevano le barelle insieme ai pazienti, ora con l’aumentare dei casi Covid ci sono medici che visitano direttamente sulle ambulanze o nelle macchine private. Ma se tutti questi mezzi sono fermi, chi soccorre in caso di incidenti o di chiamate urgenti? Nessuno. Come regola una ambulanza a Roma dovrebbe coprire un raggio di 6, al massimo 10 chilometri, invece ora fanno la spola da una parte all’altra della città». Nel video De Vito rappresenta che «qui c’è una anziana che aspetta di essere visitata da 4 ore, immobile, senza potere andare in bagno, e solo dopo la mia insistenza e quella degli operatori - dice - gli infermieri sono usciti fuori per pulirla. Ricordiamo che le temperature di questi giorni sfiorano lo zero e che, paradossalmente, le ambulanze rischiano le multe dei Nas perché non dovrebbero tenere accesi i motori». Martedì alle 18,30 la signora di 85 anni, positiva e con una pregressa ischemia, al momento del cambio equipaggio “on the road” era ancora sul piazzale. «Una situazione al collasso - afferma Alessio Elcani segretario della Confail Sanità Lazio, che ha effettuato il soccorso -. Gli operatori sono esausti, bersaglio della rabbia dei parenti dei malati quando arrivano su un soccorso. Serve un reale e immediato rimedio».
 

Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA