Molesta la dottoressa con la scusa di una puntura, anziano finisce condannato a quattro anni di carcere. È stato ritenuto un tentativo di violenza sessuale pianificato quello organizzato qualche estate fa a Prati da un settantenne con pulsioni hard ai danni di una giovane specializzanda.
Una trappola con finalità erotiche messa a punto nell'agosto 2016, mentre il quartiere era rovente e semivuoto. L'anziano ha chiamato nello studio del suo medico di base e approfittando del fatto che dall'altra parte della cornetta avesse risposto una giovane sostituta, ha chiesto la cortesia di avere un appuntamento per il giorno successivo per fare una iniezione. «In piena estate ho difficoltà a mettermi in contatto con un infermiere», ha spiegato.
La dottoressa, neanche trent'anni, e specializzanda in chirurgia, si è resa subito disponibile. È il 2 agosto. Alle 9.30 del giorno l'anziano è già nello studio. Nessuna segretaria allo sportello, la sala d'attesa vuota. «Buongiorno, ecco il medicinale ed ecco pure la siringa. Mille grazie», dice l'uomo.
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Poi si abbassa i pantaloni, si accomoda sul lettino e appena la dottoressa, eseguito il suo lavoro si gira per gettare l'ago nell'apposito cestino, lui con uno scatto fulmineo la palpeggia. Le urla per chiedere aiuto purtroppo non servono a nulla. È lo stesso paziente molestatore a chiarirlo alla sua vittima: «È inutile. Fuori non c'è nessuno». Una volta ricomposto l'uomo, non demorde, e continua la sua azione di disturbo: «Dottoressa, ha visto non è andata benissimo. Mi prescriva una scatola di Cialis», ossia il farmaco usato per trattare la disfunzione erettile.
Il pm d'aula per il paziente focoso aveva chiesto due anni di carcere contestando la violenza sessuale. La corte della II sezione penale del tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore e giudice a latere Valerio de Gioia, ha raddoppiato la pena. Per la difesa dell'imputato non è stato facile scegliere la strategia giusta. «Non c'è prova che l'anziano sia stato così invadente», ha provato a ricostruire il penalista, «E comunque la dottoressa non ha sporto subito denuncia». Il motivo, però, lo aveva ben spiegato l'avvocato Cristina Cerrato, esperta nella tutela delle violenze di genere. «La mia assistita» ha chiarito, «ha avvertito subito il fidanzato e anche la titolare dello studio. Era scossa, sotto choc. Ma nella mattinata con grande senso di responsabilità è rimasta al servizio dei pazienti. Il pomeriggio, però, ha sporto querela».
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