Diabolik, l'impero della droga da Casalotti alla Romanina

Venerdì 29 Novembre 2019 di Alessia Marani
Diabolik, l'impero della droga da Casalotti alla Romanina

«La devo dà a tutta Roma» diceva Fabrizio Fabietti, intendendo la droga, arrestato ieri nell'indagine Grande Raccordo Criminale del Gico della Finanza, un sodalizio ai cui vertici, per gli inquirenti, vi sarebbe stato anche il defunto e amico fraterno Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. E dal suo appartamento sulla Tiburtina, seppure prima sorvegliato speciale e poi agli arresti domiciliari, ma sempre ascoltato dai finanzieri, continuava a rifornire le piazze di spaccio della Capitale. Era a lui che si rivolgevano pusher e cavalli romani, da San Basilio ai Castelli, da Primavalle ad Acilia, dalla Romanina ad Ardea, passando per Ostia.

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Un broker della coca. C'era Alessandro Savioli, il presidente, per esempio, considerato un ras a Primavalle e al Quartaccio. Nel 2007 il Gico di Napoli lo aveva già fermato per un traffico di 250 kg di coca dalla Colombia. A piazzare la droga al Tuscolano ci pensava Giuliano Cappioli, alias Tuscolo, un «cliente abituale» dell'organizzazione, secondo gli investigatori, «da cui acquista - si legge nell'ordinanza di arresto - ripetutamente e con cadenza periodica e provvede a rivendere a fidati acquirenti». Viene intercettato a prendere la droga da Francesco Maria Curis tra l'Appio e Cinecittà.
 


LO STOCCAGGIO
Carlo Popoli metteva a disposizione un magazzino nella sede della sua società Autotrasporti Roma Est, alla Borghesiana, utilizzato per la ricezione e il temporaneo stoccaggio dello stupefacente giunto a Roma. Molto temporaneo perché «il sodalizio lavorava su velocità e quantità», come spiega Marco Sorrentino comandante del Gico. Vincenzo Vallante, invece, ha una ferramenta in via Aspertini a Tor Bella Monaca. Secondo Fabietti & Co. ha accumulato un debito da 90mila euro per una precedente fornitura e organizzano una spedizione punitiva. Il padre Agostino chiederà l'intercessione di Diabolik perché rendano salva la vita del figlio. Alla Romanina fanno la spesa dal sodalizio di Fabietti e Piscitelli, Sabatino e Abramo Di Guglielmo, contigui ai Casamonica. Sabatino viene intercettato a discutere dell'ottima qualità della roba con Fabietti. «Quella è buona... è dinamite... lo sai che ci sta crisi sì... che non si trova» gli dice Fabietti quando si presenta a casa sua per pagare la partita. Abramo si serve, dei suoi più stretti familiari, quali il padre, la zia e il cognato, scrive il gip, «mandando, in alcuni casi, il figlio a consegnare il denaro dello stupefacente a Fabietti».

MISTERIOSI SUICIDI
Nella batteria di clienti da Ostia compare un vecchio camerata, Angelo Bartocci, amico dei bravi ragazzi di Vincenzo Chicco Pompei, narcotrafficante fedelissimo del fu Gennaro Senese, fratello di Michele O Pazz, la Nuova Camorra a Roma. Chicco morì suicidato in un carcere del Brasile nel 2013. Bartocci e Valter Maddalena, dal litorale, manifestano, scrivono gli inquirenti, una piena «condivisione del programma e delle modalità delittuose stabilite dal capo, nella consapevolezza di prestare la propria opera a servizio del gruppo». Insomma, passano gli anni ma lo schema è sempre lo stesso: le bande romane fanno pervenire fiumi di droga nella Capitale dai canali sudamericani tramite il transito dall'Olanda e dal Belgio; l'hashish attraverso Spagna e Marocco.

IL PATTO E I VELIERI
Lo sapeva bene il pentito di ndrangheta Antonio Femia il quale parlando dei primi passi dei Bellocco nella Capitale (cosca amica del sodalizio con influenza a Roma Nord), parlò di un patto stretto con il placet di Senese. «Se la importavano loro (la droga, ndr) la vendevano tutta, ai romani... e se la portavano i romani perché anche loro si danno da fare con velieri e cose varie, la vendevano tutta a loro per girarla in piazza. Questo è l'accordo che avevano fatto». Una pax che, con l'omicidio di Piscitelli, potrebbe essere infranta. Un anno prima di morire, nell'agosto del 2018, il Diablo si dava da fare per organizzare tramite Fabio Panichelli l'importazione di 3 tonnellate di hashish dal Marocco. Cercava documenti falsi per lui che nel 2014 era già stato arrestato dopo che la Guardia Civil spagnola intercettò il veliero Divin II con una tonnellata di fumo.
 

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