Roma, discariche e roghi tossici nella favela di via Salviati. «Ogni giorno colonne di fumo nero dal campo rom»

La rassegnazione dei residenti: «Abbandonati a noi stessi»

Domenica 29 Ottobre 2023 di Laura Bogliolo
Roma, discariche e roghi tossici nella favela di via Salviati. «Ogni giorno colonne di fumo nero dal campo rom»

Il cielo è più scuro, tarpato dai roghi tossici.

Del comitato di quartiere si sono perse le tracce tre anni fa: «Siamo stanchi, delusi, nessuno ha più voglia di parlare al vento...». I panni stesi «puzzano di plastica bruciata» e nessuna pubblicità del più miracoloso ammorbidente ha l’effetto sperato qui. Il treno, alla vicina stazione, «si prende solo d’estate, quando c’è un viavai maggiore: in inverno nessuno ha coraggio di salire sui vagoni». Se piove, poi, qui c’è una via che allagandosi si trasforma in un mare nero dove galleggiano rifiuti, scheletri di elettrodomestici, materassi e “rovi” di ferraglia. È via Guglielmo Sansoni, la strada che costeggia il campo nomadi di via Salviati. Poco prima delle 14,30 uno scuolabus si ferma davanti all’entrata del “villaggio attrezzato”: scende solo un ragazzo. Dalle baracche sepolte dai rifiuti riecheggia una canzone melodica, un cagnolino stortignaccolo prova a sopravvivere. 

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LE CRITICITÀ

Tor Sapienza è un film già visto, una replica infinita di un lungometraggio girato ai confini del mondo, dove l’illegalità primeggia, la libertà di respirare, passeggiare appena il sole tramonta, indossare abiti profumati è negata. È vero, ogni quartiere di Roma, soprattutto in periferia, ha le sue regole, le sue rinunce. Ma qui sembra di essere condannati senza aver commesso alcun reato. Se non quello di aver deciso dagli Sessanta in poi di andare ad abitare in un quartiere poi diventato ostaggio del degrado. «Sono venticinque anni che dobbiamo subire roghi, discariche e nessuno fa nulla, solo chiacchiere, mentre il degrado è ovunque: mi chiedo cosa facciano le forze dell’ordine». Roberto Torre, residente storico, combatte da sempre contro «quei fumi che vengono dal campo nomadi e ci rovinano i polmoni». È stato per anni presidente del comitato di quartiere. Poi ha detto: «Basta». Decine di esposti, denunce «ma non cambia mai nulla, solo promesse». Tra quelle il progetto per il superamento dei campi e i progetti di inclusione sociale degli ospiti, molti bimbi che meritano una vita migliore. 

Torre continua a filmare dalla sua finestra colonne di fumo nero che si alzano dal villaggio teatro anche di violenze. Mercoledì sera è scoppiata una rissa tra sei abitanti (tre erano uomini, tre donne), tutti denunciati dai carabinieri che hanno rinvenuto un coltello da macellaio. «Hanno trovato armi nel campo? Ma dai? Non ce lo saremmo mai aspettati» dice ironicamente Tiziana Rio, residente e mamma. Anche lei come Torre faceva parte del comitato di quartiere. «Sono nata a Quarto Miglio, un posto immerso nel verde: quando mi sono trasferita qui ho deciso di fare qualcosa per il quartiere, per dare un posto migliore a mia figlia». E ha combattuto, per anni, denunciato il degrado a Municipio, Comune, forze dell’ordine. «Poi ci siamo arresi, tutti sanno e nessuno fa nulla: perché i vigili che stanno all’entrata del campo non controllano cosa trasportano dentro?».

Anche ieri c’erano due pattuglie: una all’entrata in via Salviati e un’altra in via Guglielmo Sansoni. Per combattere il fenomeno dei roghi, anni fa furono installate dal Comune telecamere dotate di sensori infrarossi. Gli abitanti furono subito scettici. «Perché non controllano i vigili presenti con le pattuglie?» chiedeva Torre. Lo scetticismo si rivelò profetico. I roghi continuano. E anche lo sversamento illegale di rifiuti. «Tutti conoscono la discarica nel parcheggio tra via Luigi Appiani e via Collatina- denuncia Tiziana - da anni arrivano furgoni da ogni luogo che scaricano di tutto, anche amianto: perché non sono mai state messe foto trappole chieste mille volte? Perché non installare anche dei semplici new jersey per impedire ai furgoni di entrare?».
 

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