Rieti, parla il reatino bloccato in Ucraina: «Spero ci vengano a prendere presto»

Martedì 22 Marzo 2022 di Sabrina Vecchi
Antonio Antonelli

RIETI - Attende con ansia l’apertura di un corridoio umanitario. Dopo trenta giorni di paura, tra razzi e boati, sirene e colonne di fuoco e fumo, Antonio Antonelli, il 66enne reatino residente a Montisola di Contigliano, prega ogni giorno che si materializzi la possibilità di tornare, insieme alla moglie ucraina, in Italia. 
«Adesso, nella nostra casa in Ucraina, siamo in nove, quattro bambini e quattro adulti», racconta a Il Messaggero. 
«Abbiamo ospitato due famiglie che erano state bombardate, poco fa hanno buttato giù una cittadina a sei chilometri da qui, si vede e si sente il fumo». Di casa si esce poco o nulla, e quando «trema tutto più del solito» si corre tutti di sotto in cantina, dove fa freddo, ma «per fortuna che l’avevo risistemata». In nove si sta stretti, «quasi uno sopra l’altro», le comunicazioni con l’estero sono difficili, la linea va e viene. In apprensione per Antonio, oltre alla figlia e i nipoti, c’è tutto il paese di Contigliano che spera di riaccogliere quanto prima il suo concittadino.

La linea. Il contatto lo tiene il sindaco Paolo Lancia, che non manca di dare quotidianamente una parola di conforto e di invito a non mollare: «Seguiamo la vicenda con apprensione, ma abbiamo massima fiducia nell’azione della Farnesina in favore di Antonio e di tutti i nostri concittadini che sono bloccati in Ucraina e vogliono tornare in Italia». I soldi sono quasi finiti, ma i negozi sono ancora aperti, e si cerca di essere positivi, di non lasciarsi andare allo sconforto: «Di viveri ne abbiamo ancora per circa quindici giorni, siamo in nove e non è facile, ma dobbiamo tenere duro, al limite poi ci rivolgeremo alla Caritas del posto, chiederemo aiuti. Certo, la paura è tanta. Da fine febbraio sfrecciavano sopra le nostre teste aerei russi a bassissima quota, la battaglia per conquistare la zona è durata una settimana». 
Nella zona di Kherson in cui si trova Antonio, gli italiani sono trentasette: «Siamo tutti bloccati, ma riusciamo a comunicare tramite una chat di gruppo, ci aiutiamo come possiamo, ci facciamo forza. Sentiamo anche la vostra vicinanza, quella di Rieti, di tutta l’Italia». Tra una comunicazione e l’altra, Antonio invia un messaggio con una serie di bandierine tricolori, come segno di ringraziamento, speranza e fiducia nell’operato del ministero degli Esteri. 
«Ci hanno detto che verranno a prenderci appena si riesce ad aprire un corridoio.

Ci rendiamo conto che la situazione è molto difficile, per arrivare qui si rischia tanto». Al telefono le voci di Antonio e sua moglie si accavallano, c’è tanta voglia di parlare ma la paura è tanta, troppa. E frena anche la voglia di sfogarsi. «Grazie, grazie a tutti. Non sento bene, c’è rumore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA