RIETI - «Ci hanno raccomandato di stare attenti e parlare poco». La voce arriva dal cuore del conflitto in Ucraina, con timore ma con una evidente voglia di sfogarsi. Antonio Antonelli è da un mese in zona di guerra: reatino residente a Montisola di Contigliano, è rimasto bloccato in Ucraina nel giorno del suo compleanno. «Un compleanno che non scorderò mai», dice quasi ridendo. Poi aggiunge: «Il 23 febbraio compivo 66 anni. Mia moglie è ucraina e noi abbiamo una casa qui da quasi 20 anni. Dovevamo ripartire il 24 con un volo da Odessa e invece quei biglietti sono diventati carta straccia». Da quel giorno Antonio è fermo a Nova Kachovka, cittadina di 45 mila abitanti sul fiume Dnepr, 300 chilometri ad est di Odessa.
Fuga in bus. «Il 24 eravamo andati a prendere il bus – dice Antonelli – per spostarci verso Odessa. Quando toccava a me e a mia moglie salire, ci siamo resi conto che se fossimo partiti, due famiglie con 2 madri e 6 figli sarebbero rimaste lì. Ci siamo guardati e abbiamo deciso di lasciare loro il posto». Da quel giorno non sono più partiti bus. Nova Kachovka è stata una delle prime città colpite dai bombardamenti: si trova sulle rive del fiume, a ridosso di una diga con una importante centrale idroelettrica. «Mentre aspettavamo il bus – racconta Antonelli – sfrecciavano sopra di noi aerei russi a bassissima quota. La battaglia per conquistare la zona è durata una settimana».
Rifugio in cantina. Antonelli ha acquistato casa in quella zona quasi 20 anni fa. Dopo una lunga convivenza, 8 anni fa ha sposato la sua attuale moglie di origine ucraina con una cerimonia civile in Comune a Contigliano, officiata dall’allora sindaco Toni. A febbraio era andato in Ucraina per cure mediche. «Qui non si credeva in un’invasione russa – racconta Antonelli – i vecchi del paese dicevano che Putin non lo avrebbe fatto». Invece, le cose sono andate diversamente. «Dopo aver perso il bus – dice Antonelli – siamo tornati nella nostra casa e abbiamo ospitato due famiglie. Abbiamo delle cantine e ci siamo riparati lì per paura delle bombe. Non è stato facile, era freddo e ci siamo anche ammalati». La casa per ora sembra aver retto. «Ci sono molte crepe – aggiunge l’uomo – dovute ai bombardamenti che, a meno di un chilometro, hanno raso al suolo due caserme. In giardino abbiamo la carta delle bombe e sopra le nostre teste passano missili che fanno vibrare tutto».
L’attesa e la speranza. La speranza ora passa per la Farnesina. Antonelli è isolato a Nova Kachovka con altri due italiani e le rispettive mogli. «Possiamo girare solo in città – spiega – ma siamo sempre controllati. Appena scoppiata la guerra siamo andati in Comune e c’erano già i russi. Sono stati gentilissimi, ma non abbiamo trovato soluzioni per partire. Ora siamo in contatto con un gruppo di 40 italiani che sono a Cherson, circa 75 chilometri da qui, sulla strada per Odessa. La Farnesina ci ha detto che verranno appena si apre un corridoio. Li capisco, non è certo facile arrivare qui e si rischia davvero tanto».
Antonelli in Italia ha la figlia e i nipoti. Cerca di restare calmo e ostenta allegria, ma non è facile sorridere. «I negozi ora sono aperti – dice – alcuni anche russi. I soldi stanno per finire e ci rendiamo conto che non sarà facile uscire finché non finirà la guerra. Forse, saremmo dovuti andar via prima. Chissà. Speriamo che qualcuno ci aiuti come noi abbiamo aiutato altri».