Rieti, è morto da 37 anni: il Comune continua a chiedergli le tasse

Martedì 15 Marzo 2022 di Giacomo Cavoli
Bollette Tari (Archivio)

RIETI - Gerardo Ceccarelli è scomparso 37 anni fa, ma il Comune di Rieti continua a chiedergli il pagamento degli importi della Tari già regolarmente versati da suo figlio.

E’ l’assurda vicenda burocratica nella quale in questi giorni è incappato il figlio Arcangelo, che una settimana fa si è visto recapitare la richiesta di pagamento della Tari relativa al 2016, già regolarmente saldata a suo tempo dallo stesso Arcangelo, e per giunta indirizzata a nome del padre, defunto nel 1985.

Ad inviargliela non è stato un fantomatico “Ufficio resuscitazioni”, ma quello Tributi del Comune di Rieti, al quale Arcangelo si è rivolto per ottenere spiegazioni e tentare di risolvere l’equivoco. Tentativo che naturalmente non ha prodotto alcun risultato tangibile e così, sabato scorso, l’uomo si è visto recapitare addirittura una seconda fattura, stavolta relativa al 2017 e sempre indirizzata al padre defunto.

L'assurdità. Stando a quanto sostenuto dal Comune, al momento Arcangelo dovrebbe effettuare due distinti pagamenti da 169 euro, ciascuno per ogni annualità recapitata fino ad ora, per un totale quindi di 338 euro. Cifre, quelle di ciascuna annualità, comprensive anche degli interessi maturati sul ritardo, che però non si è mai verificato, perché – a parte l’assurdità di reclamare soldi ad un defunto – Arcangelo la Tari l’ha sempre regolarmente pagata ogni anno. Morti o vivi, si tratta dunque in ogni caso di richieste di pagamento che non dovrebbero esistere, perché già saldate all’epoca: «I due avvisi di accertamento per il mancato pagamento della Tari riportano entrambi il mio indirizzo di casa, che è la stessa dove viveva mio padre e della quale io risulto regolare proprietario perché l’ho ereditata – spiega Arcangelo - Quando una settimana fa mi sono visto recapitare il primo accertamento, sono andato a chiedere spiegazioni all’ufficio Tributi del Comune. Mi è stato risposto di produrre un’istanza di autotutela, cosi da poter risolvere l’equivoco e risparmiarmi di ricevere anche la successiva annualità dal 2017. Sabato scorso mi sono dovuto però nuovamente recare alle Poste perché risultava in giacenza una raccomandata, la quale altro non era che la richiesta di pagamento della Tari relativa al 2017, cioè l’anno successivo rispetto alla prima che avevo ricevuto. A questo punto c’è quindi anche un problema della duplicazione dell’imposta, e questo non è certo possibile, perché le tasse non possono essere pagate due volte: sarebbe stato sufficiente accorgersi del dato anagrafico di mio padre per capire che oggi avrebbe 114 anni, un’eventualità in genere abbastanza rara nella vita delle persone». 

Le spiegazioni. Giunto a questo punto, Arcangelo non è tuttavia più disposto a chiedere altre spiegazioni al Comune: «Resterò in attesa dell’annullamento delle richieste di pagamento – dice - Ma se l’ente dovesse procedere con gli atti esecutivi allora farò ricorso al Giudice di Pace, chiedendo in prima battuta la sospensione dell’avviso di accertamento e degli atti conseguenti e poi, naturalmente, il risarcimento dei danni e la condanna alle spese per tutto il fastidio che mi è stato dato. Sono un ex dipendente dell’Agenzia delle entrate – conclude Arcangelo - e so’ che questi equivoci possono capitare: ma ogni volta che accadeva a noi, ci attivavamo sempre per risolvere al più presto il problema. Nel mio caso, sembra invece che ciò non stia avvenendo da parte del Comune».

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