Stoccolma, l'italiana sopravvissuta: «Ho visto le persone a terra, c’era sangue dappertutto»

Sabato 8 Aprile 2017 di Giulia Prosperetti
Stoccolma, l'italiana sopravvissuta: «Ho visto le persone a terra, c’era sangue dappertutto»

«Ho visto a terra il corpo di una signora che poco prima era in piedi accanto a me». A poche ore dall’attentato che ha sconvolto la tranquillità di Stoccolma, la voce di Cecilia R., italiana di 31 anni, consulente aziendale, da poco emigrata in Svezia per lavoro, è ancora tremante. «È stato tremendo, c’è stato un momento in cui ho avuto paura che non sarei più tornata da mio figlio» afferma, ripercorrendo quei drammatici momenti vissuti in prima persona. 

Quando il camion si è lanciato nella sua assurda corsa sulla Drottniggatan, travolgendo la folla che passeggiava tra le vetrine della strada pedonale più frequentata della città, lei era appena uscita dall’Ahlens City, il centro commerciale dove il camion si è schiantato poco dopo. 

«Stavo raggiungendo la fermata dell’autobus, parlavo tranquillamente al cellulare con mio marito quando ho visto la gente correre e urlare, sono stata letteralmente travolta dalla folla. Non ho capito cosa stesse succedendo e ho cominciato a correre anche io. Poi ho sentito un botto fortissimo, immagino fosse il camion che si schiantava nel centro commerciale. Mio marito era ancora al telefono e mi ha sentita urlare».

Cade la linea e da quel momento, come racconta Cecilia, sarà impossibile riuscire a telefonare. 

«Mi sono girata e ho visto le persone a terra, c’era sangue dappertutto. Nel panico mi sono rifugiata in un negozio. I negozianti offrivano riparo alle persone, le invitavano a entrare per mettersi in salvo». 

Ancora sotto shock, fa un lungo respiro e prova a ricostruire la cronologia degli eventi. 

«Subito dopo, saranno passati al massimo dieci minuti, sono uscita dal negozio e ho iniziato a incamminarmi verso casa. Pensavo fosse finito tutto ma sono stata fermata da una poliziotta che ha  ha iniziato urlare in svedese, credo dicesse “Scappate! Scappate!”. Io seguivo le indicazioni, i gesti che faceva e ho iniziato a correre. In quel momento ho sentito i colpi di arma da fuoco, tanti colpi. Tra la gente si è creato il panico, non sapevamo  se fossero altri terroristi o la polizia che sparava». 

«Ho cercato di allontanarmi il più velocemente possibile da lì, di andare verso casa, mi sono infilata in un vicolo, ma ancora non mi oriento molto bene a Stoccolma. Invece di allontanarmi, in realtà, mi sono avvicinata. Mi sono ritrovata vicino all’ingresso del centro commerciale, in un’area che nel frattempo era stata transennata dalla polizia».

Il fumo, la fiancata del camion blu, lei che mentre corre cade a terra. Il racconto di Cecilia è fatto di fotografie, immagini che non dimenticherà facilmente. Specialmente quando, tra le ambulanze e le macchine della polizia, accorse immediatamente sul posto, scorge i corpi delle vittime che giacevano a terra. «Erano coperti con dei sacchi neri, quelli che si usano per la spazzatura. Ne ho visti portare via quattro e ho visto una quinta persona a terra, non so se fosse morta o ferita. Tra loro ho riconosciuto una signora che quando è iniziato tutto avevo visto, nella folla, proprio accanto a me». 

In sottofondo si sente un bambino che piange. Cecilia, nel frattempo, è finalmente tornata a casa. «Mi è andata bene, me la sono cavata con una piccola ferita in testa che mi sono accorta solo in questo momento di avere. Forse me la sono fatta quando sono caduta, pensavo di essermi solo rotta le calze».

Dopo aver girato il mondo Cecilia non avrebbe mai immaginato di rischiare la vita proprio a Stoccolma, città in cui ha trovato un clima di accoglienza e armonia tra tutte le etnie. «Quello che è successo non se l’aspettava nessuno, assolutamente.

Qui c’è un’integrazione fantastica nessuno ha paura di attentati o possibili terroristi. Sono io stessa un’immigrata e lo vivo sulla mia pelle».

Ultimo aggiornamento: 15:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA