Libia, morti due dei quattro italiani rapiti: «Uccisi in scontri con l'Isis»

Venerdì 4 Marzo 2016
Salvatore Failla e Fausto Piano
Due dei quattro tecnici italiani sequestrati in Libia lo scorso luglio potrebbero essere stati uccisi.
Lo ha comunicato oggi la Farnesina, dopo un esame di alcune immagini di vittime di una sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, «apparentemente riconducibili a occidentali». La Farnesina ha spiegato che potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni "Bonatti", rapiti nel luglio 2015, e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla
. Ma «in assenza della disponibilità dei corpi», sono in corso verifiche. Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla erano stati rapiti lo scorso 20 luglio mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell'Eni.

L'intelligence italiana aveva accreditato quasi subito l'ipotesi che gli italiani fossero stati sequestrati da una delle tante milizie della galassia criminale che imperversa nel Paese. Un sequestro a scopo di estorsione, dunque, opera di criminali "comuni". La preoccupazione, quindi, è stata sin da subito di scongiurare che venissero ceduti, in "blocco" o peggio ancora singolarmente, ad uno o più gruppi legati all'Isis, ormai infiltrato in diverse aree della Libia e molto interessato a gestire i sequestri, anche per i notevoli risvolti mediatici. Secondo una delle ipotesi accreditate nei mesi scorsi da fonti militari libiche, i quattro italiani sarebbero finiti
«nelle mani di gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya», la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l'unico riconosciuto a livello internazionale.

Secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero proposto uno scambio: i nostri connazionali con sette libici detenuti in Italia e accusati di traffico di migranti. Ma non c'è mai stata alcuna conferma e per mesi non ci sono state notizie. Secondo un testimone libico rientrato a Tunisi da Sabrata, i due italiani uccisi sarebbero stati usati come scudi umani dai jihadisti dell'Isis, negli scontri con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Il legale di Failla:
«Perché la liberazione degli altri due 24 ore dopo la morte di Salvatore e Fausto?». «Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende ora delle spiegazioni: come è stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali?». È quanto si domanda l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale dei familiari di Failla.

«Al di là della bella notizia legata alla loro liberazione - prosegue il penalista - la famiglia Failla vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte. Fino ad ora la famiglia Failla è stata zitta ma adesso farà sentire le sue ragioni in tutte le sedi. Per questo motivo, verrà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all'accertamento medico legale disposto dalla Procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme».

«È necessario accertare eventuali responsabilità della società Bonatti sulla mancata sicurezza per i quattro tecnici che non avevano nessuna protezione», chiede l'avvocato.

L'autopsia. Sarà affidata all'istituto di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma l'autopsia di Salvatore Failla e Fausto Piano. Per gli inquirenti della Procura di Roma l'esame autoptico potrebbe fornire risposte importanti sulla dinamica di quanto accaduto nella zona di Sabrata. Appaiono, infatti, ancora molto confuse le circostanze che hanno portato alla morte dei due tecnici. In base ad alcune fonti i due sarebbero stati giustiziati con un colpo alla nuca poco prima che il convoglio degli jihadisti che li tenevano in ostaggio si scontrasse con le forze di sicurezza libica. Altre fonti parlano di Failla e Piano utilizzati come scudi umani o morti durante il conflitto a fuoco. I due corpi saranno sottoposti ad accertamento radiologico e alla Tac, esami considerati utili per individuare la tipologia e la traiettoria dei proiettili.
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