La «terapia choc» di femminismo nel Pd, voluta da Enrico Letta, si compone di un altro tassello. Quello della presidenza del gruppo alla Camera: donna contro donna, ha vinto Debora Serracchiani su Marianna Madia: ma comunque fosse andata, sempre l’opzione femminile si sarebbe imposta.
Serracchiani nuovo capogruppo Pd alla Camera: «Grazie Letta, un grande passo in avanti»
Siccome però il Pd prima ancora che un partito di donne è un partito di correnti, a considerarsi super vincitore è il gruppo degli ex renziani di Base Riformista, guidati da Guerini e Lotti. «Abbiamo dei dirigenti più bravi degli altri, evidentemente», così gioiscono quelli e quelle di Br. Nel senso che la Serracchiani, al contrario della Malpezzi, non aderisce alla corrente Guerini-Lotti (semmai è vicina a Delrio) ma gli ex renziani, oltre ad aver vinto la partita per il capogruppo dei senatori, alla Camera hanno avuto in cambio del sostegno a Debora uno dei loro come vicecapogruppo vicario: ossia Piero De Luca, figlio del presidente della Campania.
EQUILIBRI
La Serracchiani ha un percorso che va da segretaria di circoscrizione a vicesegretaria del partito con Renzi e vicepresidente con Zingaretti. Nel 2009 si lanciò con un’arringa da rottamatrice ante litteram, anche se già c’era chi segnalava la sua vicinanza a Franceschini che lei avrebbe sostenuto alle successive primarie. Ma soprattutto: da eurodeputata ha preso 10mila voti più di Berlusconi, poi è diventata presidente a del Friuli. Vince insomma il fattore donna e le correnti non c’entrano? Certo che c’entrano. Serracchiani ha avuto tra l’altro il sostegno dell’area franceschiniana, che è molto pesante.
Letta - che ieri è stato ricevuto da Giorgia Meloni per il primo incontro tra il Pd e la leader dell’opposizone - si è messo in posizione win win nella partita capigruppo. Della serie l’importante è che siano donne. E ora dice: «La situazione del Pd è incrostata di un maschilismo per il rompere il quale c’è bisogno di gesti forti. Quando mi hanno chiamato per invitarmi a fare il segretario, ho detto: scegliete piuttosto un segretario donna. C’è bisogno di una cura shock per un sistema anchilosato».
Si pensa anche per la corsa al Campidoglio a una figura femminile forte da schierare alle primarie. Insiste su questo la deputata Patrizia Prestipino insieme ad altre e ieri si sono aggiunte su questa opzione la consigliera regionale Leonori e la Alfonsi presidente del I Municipio. Ed è partito il tam tam: perché non proporre la carta Madia?