In piedi, l’uno accanto all’altra di fronte alla telecamera. Più sciolto lui, giacca blu e camicia bianca (senza cravatta), più nervosa lei (in fucsia), qua e là costretta a correre con la voce per non esaurire il minuto a disposizione per ogni risposta. Si apre con un faccia a faccia tv tra i due candidati al Nazareno l’ultima settimana di battaglia per la leadership del Pd. Stefano Bonaccini ed Elly Schlein: sono loro – come da previsioni – i due nomi in campo che domenica si giocheranno ai gazebo la guida del Pd. E sono loro a sfidarsi per un’ora su Sky Tg24, in un confronto a tutto campo: dal giudizio sul governo e su Giorgia Meloni al perimetro delle alleanze (su cui entrambi preferiscono rimanere vaghi), dalla guerra in Ucraina al Jobs Act.
Ed è proprio sull’ultimo fronte temi che tra il governatore emiliano e la sua ex vice si accende la scintilla (in un confronto che, tutto sommato, termina senza momenti di pathos).
«Vorrei sapere se sei d’accordo su una battaglia per porre un limite ai contratti a termine, come in Spagna», incalza lei. «Per ridurre il precariato semmai bisogna rendere più costosi i contratti alternativi rispetto a quello standard», replica, pragmatico, lui: «Il Pd deve offrire soluzioni concrete, specie ai giovani».
IL BUS
Entrambi però promettono «unità»: «Chiunque sarà il segretario – assicurano – il giorno dopo il voto lavoreremo insieme». Ma si dividono sul gioco del “camper”, ossia su chi porterebbero con sé in veste di conducente su un eventuale bus del Nazareno. Schlein include tra i passeggeri anche Giorgia Meloni («perché bisogna conoscere i propri avversari per batterli»), Bonaccini preferisce la senatrice a vita Liliana Segre e l’ex segretario dem Walter Veltroni, perché «da quando c’era lui alla guida del Pd abbiamo perso 7 milioni di voti». Ma su Meloni, precisa, «non mi permetto di giudicare, hanno già giudicato gli italiani: se dicessi che è incapace dopo che il suo partito ha vinto alle politiche e alle Regionali, suonerei ridicolo».
Finisce con una stretta di mano, e i rispettivi appelli al voto. Mentre negli opposti schieramenti ci si prepara al rush finale. Il governatore emiliano – che chiuderà sabato a Bologna – parte in vantaggio, col 53% dei consensi dei tesserati dem. La rivale si ferma al 35%, ma arriva prima per un soffio nelle grandi città, come Milano e Roma. E i suoi supporter ostentano ottimismo: domenica, alle primarie, si apre un’altra partita.
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