Autonomia, troppi i costi occulti. Colpo di freno sulla legge quadro

La bozza promette che lo Stato non ci rimetterà, ma le intese potranno derogare al provvedimento

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Andrea Bassi
Autonomia, troppi i costi occulti. Colpo di freno sulla legge quadro

Lo Stato non ci deve rimettere niente. Le altre Regioni, quelle che non chiedono l’autonomia, neppure.

Anzi no, perché i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, devono essere finanziati per garantire servizi uguali in tutto il Paese. E allora a pagarli deve essere lo Stato.

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​Autonomia, troppi i costi occulti

I soldi a Veneto e Lombardia per le nuove competenze che dovranno gestire vanno assegnati in base a costi e fabbisogni standard, valori “equi” ma ancora da calcolare. Ma fino a quando non saranno calcolati vanno bene anche i costi storici, le risorse spese negli anni dallo Stato per gestire scuola, infrastrutture, sanità, ecc., nelle Regioni del Nord. Ma se nell’intesa c’è scritta una cosa diversa, allora fa fede quest’ultima. Se vi siete persi, non vi preoccupate. La bozza della legge Quadro sull’autonomia differenziata, il primo tassello necessario per trasferire 23 competenze oggi gestite dallo Stato al Veneto e alla Lombardia, quando deve affrontare la questione dei soldi dice tutto e il contrario di tutto. Del resto si tratta del passaggio più delicato di tutta l’operazione. Lo è anche perché, durante le campagne referendarie sull’autonomia condotte ormai 5 anni fa nelle due Regioni, uno degli argomenti più dibattuti è stato quello del “residuo fiscale”. La volontà cioè, di voler trattenere sul territorio fino a nove decimi del gettito fiscale che su quello stesso territorio è maturato. Ovvio che se così fosse, lo Stato ne risulterebbe profondamente impoverito, visto che si tratta delle Regioni più ricche d’Italia e dunque con la “capacità fiscale” maggiore. 


I PASSAGGI
La bozza di legge Quadro che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri, prova a scrollarsi di dosso il sospetto che dietro la richiesta di autonomia ci sia ancora la volontà di “appropriarsi” del residuo fiscale. L’articolo 9 del testo, quello con le «clausole finanziarie» è, in questo senso, un capolavoro di equilibrismo. Al comma uno spiega che dall’applicazione della legge e di ciascuna intesa «non derivano maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Un proposito che subito viene smentito dalla necessità di finanziare i Lep, ossia la garanzia di pari diritti a tutti i cittadini italiani. E allora il comma 2 sancisce che la legge annuale di bilancio finanzia i Lep, «nel caso in cui la loro determinazione determini oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica». Al comma 3 la legge Quadro si preoccupa invece di garantire «l’invarianza finanziaria» alle Regioni che l’autonomia non la chiedono. La vera domanda è: quanto sono solidi questi assunti? Difficile dirlo fino a quando non sarà possibile leggere le intese e gli accordi che saranno definiti dalle Commissioni tecniche tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia. La vera partita si giocherà lì, lontano dai riflettori. E quello che sarà scritto nelle intese (non modificabili dal Parlamento), farà premio su tutto quello che pure è stato inserito nella legge Quadro. Fin quando non saranno disponibili questi testi, non sarà possibile dire se il residuo fiscale uscito dalla porta non possa rientrare dalla finestra. 


Sull’autonomia, comunque, il governo sembra aver decisamente rallentato. «Non sarà fatta in fretta e furia», ha detto ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Interpellato su presidenzialismo e autonomia, Ciriani haspiegato che «sono due riforme che viaggiano in modo parallelo: una ha bisogno di una modifica costituzionale, l’altra no. Dal referendum del 2017 (quello consultivo del Veneto e della Lombardia ndr)», ha proseguito, «sono passati 5 anni, si è discusso ma non si è fatto nulla. Il ministro Calderoli ha già avviato le consultazioni, ha già preparato un disegno di legge che ha presentato alle parti interessate». Ci sarà un passaggio parlamentare? «Assolutamente sì - ha detto Ciriani - perché il Parlamento rimane centrale. Non sarà una riforma fatta in fretta e furia, ma certo si tratta di partire perché finora si è solo discusso».
 

Ultimo aggiornamento: 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA