Lega, mossa anti-Roma: «Le Authority a Milano». Proposta per trasferire Consob e Antitrust

Dura la reazione dei candidati per il Lazio Rocca e D'Amato: «Non svuoteranno Roma»

Sabato 7 Gennaio 2023 di Francesco Bechis
Lega, mossa anti-Roma: «Le Authority a Milano». Proposta per trasferire Consob e Antitrust

A volte ritornano. Chiudere i battenti di due importanti authority a Roma, nella Capitale. Trasferirle tout court nella piazza centrale della finanza italiana, a Milano. È questo il piano della Lega per la Consob e l'Agcm, ovvero l'Antitrust. Una proposta di legge a firma della deputata leghista Silvana Comaroli è già stata depositata a Montecitorio. La strategia? Avvicinare a Piazza Affari le due agenzie che vigilano sulla Borsa e sul mercato italiano. Svuotare di risorse, poteri e dipendenti le loro sedi romane, da accorpare agli uffici distaccati nel capoluogo lombardo, spiega MF Milano Finanza. Mentre all'ombra di Palazzo Chigi si scalda la discussione sui piani del Carroccio per l'autonomia, riecco spuntare una vecchia battaglia leghista. Che ha già incontrato un sonoro stop in maggioranza. A partire dallo stato maggiore romano di Fratelli d'Italia. «Non capisco la ragione di questa proposta - dice al Messaggero Francesco Rocca, candidato unitario del centrodestra alle Regionali del Lazio - Roma e il Lazio sono già state penalizzate più volte in questi anni e un'azione del genere non può che trovarmi contrario, visto che punto a valorizzare tutto il territorio laziale». Duro anche il giudizio di Alessio D'Amato, candidato di Pd e Terzo Polo per la guida della Pisana. «La Lega vuole svuotare Roma, questo è inaccettabile, bisogna battersi con tutte le forze per difendere le funzioni di Roma Capitale - spiega - spostare al Nord agenzie e ministeri significa impoverire la città e il suo tessuto sociale e commerciale».

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IL PIANO

La proposta Comaroli era stata già presentata nell'ultima legislatura, con l'assenso dei vertici leghisti, incluso Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera dove il testo è riaffiorato lo scorso ottobre. Le ragioni del trasloco forzato delle agenzie? Semplice, scriveva la firmataria leghista nel 2018. «Tutti sanno perfettamente che il principale mercato regolamentato di strumenti finanziari nel nostro Paese è quello di Milano, gestito dalla società Borsa italiana Spa, e che gran parte delle società quotate ha sede nell'Italia settentrionale». Tutto vero, ma non abbastanza per sottrarre alla Capitale italiana il quartier generale delle due authority finanziarie, a sentire le reazioni in maggioranza. «Dubito sinceramente sia una priorità per la premier Meloni - confessa una consigliera ascoltata dalla leader, la capogruppo di FdI in Commissione Bilancio Ylenja Lucaselli - a Roma ci sono le istituzioni politiche, le autorità giurisdizionali. Inoltre questi spostamenti hanno sempre un costo elevato». C'è chi negli anni scorsi ha fatto i conti. Per la Consob, denunciarono nel 2010 i sindacati Cgil, Cisl e Uil, il trasloco milanese avrebbe aggravato «del 200%» i costi sostenuti dal mercato e di 50 milioni di euro il bilancio dell'authority.

E l'Antitrust? Chiudere i battenti romani e aprirli nel capoluogo lombardo costerebbe almeno 70 milioni di euro, aveva stimato allora il presidente dell'agenzia Antonio Catricalà. Ma non è tutto, perché stando a quei conti bisogna aggiungere «1,2 milioni di euro» per la ricerca di una nuova sede operativa milanese e il costo della penale per la disdetta anticipata per la sede romana. Senza contare i contratti da riscrivere (o i licenziamenti) per i circa 500 dipendenti romani della Consob e i 304 dell'Antitrust: un destino incerto. C'è un problema di cassa, dunque, ma soprattutto un problema di efficienza. La trasferta milanese complicherebbe non poco la mission di Agcm e Consob rallentando i canali con le altre authority finanziarie della Capitale, a partire da Banca d'Italia.

I PRECEDENTI

Di qui il muro in Parlamento. Anche dal Pd arriva un cartellino rosso al piano leghista. «Lo spacchettamento delle funzioni pubbliche tra Roma e Milano è una fesseria», ammonisce un veterano romano del partito, Roberto Morassut. Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze a Montecitorio in quota FdI, la liquida con una battuta: «Se vogliono possono trasferire le sedi accanto ai ministeri di Monza...». Il pensiero corre all'esperimento, durato un soffio, dei tre ministeri - Semplificazione, Economia, Riforme - che nel 2010 i rispettivi ministri Calderoli, Tremonti e Bossi chiesero di trasferire parzialmente nel capoluogo di provincia lombardo. Del resto il nuovo blitz non è che l'ennesimo tentativo targato Lega di traslocare le authority dalla Capitale. Il primo nel 1995, quando a dettar legge tra i foulard verdi non c'era Matteo Salvini, ma il Senatùr. Al 2010, con Berlusconi premier, risale il secondo assalto. Allora il piano si schiantò sulle barricate montate dal centrodestra contro il trasloco con un sonoro stop del sindaco di Roma Gianni Alemanno e buona parte del Pdl. Ma non c'è due senza tre ed ecco allora riaffiorare l'antico desiderio leghista. Tempismo non casuale, sussurrano i malevoli. Perché la stessa promessa è stata scandita prima di Natale dalla candidata del Terzo Polo alle Regionali lombarde Letizia Moratti. Il sospetto, in altre parole, è che la Lega voglia ingaggiare una gara di velocità sulla via per il Pirellone. E sulla pelle delle due istituzioni della Capitale.

Ultimo aggiornamento: 11:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA