Si diceva, da sempre, che la Ferrero era sotto tiro della Nestlé per la Nutella.

Giovedì 18 Gennaio 2018
Si diceva, da sempre, che la Ferrero era sotto tiro della Nestlé per la Nutella. Adesso le parti si sono invertite e, non solo in termini di intenzioni, perché questa volta è Ferrero che acquista da Nestlé il suo comparto dolciario diventando la terza più grande azienda dolciaria nel mercato statunitense. Già aveva acquistato di recente un'altra azienda americana, la Ferrara Candy rompendo un strategia improntata quasi esclusivamente alla crescita interna. Michele Ferrero, scomparso un paio d'anni, ne era l'interprete. Ha sempre perseguito uno sviluppo organico puntando sulla creatività, sperimentando nuove soluzioni aziendali in termini di prodotto e di marketing, evitando la quotazione in borsa, pur istituendo una governance di alto profilo, e non intraprendendo alcuna acquisizione importante.
Si ricorda la Cadbury inglese, acquisizione non andata in porto per diversità di politiche commerciali tra i due gruppi. Così è stata motivata la decisione, in realtà perché i tempi non erano maturi e forse perché Michele Ferrero si era affezionato alla sua politica di crescita interna. Ora i tempi impongono ancor più le M&A per creare valore. In questo caso siamo alla presenza di un'operazione volta ad acquisire una quota importante del mercato americano per i dolciumi, che quest'anno ha dato alla Ferrero un fatturato di ben 800 milioni di euro.
In un mare di medie e piccole aziende, Ferrero è una splendida eccezione. È un'azienda familiare che è riuscita a diventare multinazionale. Non una multinazionale tascabile come sono molte nostre imprese di successo, ma una vera impresa mondiale che opera anche con propri impianti in tutti i continenti, dando lavoro a oltre trentamila dipendenti. Si dovrebbe parlare più propriamente di impresa a controllo familiare, dato che il successo è arriso a questa azienda per aver saputo fondere assieme imprenditorialità e managerialità, il tutto intriso da una forte socialità.
Internazionalizzazione dell'azienda e innovazione di prodotto sono le direttrici di marcia che hanno portato al successo mondiale dell'azienda. Successo che dipende anche dal management che Michele Ferrero e i suoi figli da sempre hanno saputo attorniarsi nella gestione, dando fiducia ai collaboratori, assegnando loro ampie deleghe, favorendo la creazione di una forte cultura manageriale. Come è naturale vi sono state anche uscite di manager che hanno fatto scalpore, ma l'azienda non ne ha mai subito traumi. Auguriamoci che altre nostre medie aziende abbiano il coraggio della crescita, senza il quale rischiano di pregiudicare il loro futuro. Il confort stage ovvero traccheggiare dove si è arrivati, specie in questo momento di veloci cambiamenti non paga, anzi fa aumentare i rischi. In questi casi per il bene dell'azienda conviene allora cedere l'azienda in mani coraggiose e responsabili.
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