MOGLIANO
Sospesa, in attesa della discussione di merito, l'esecutività della sentenza del Tribunale di Treviso che, la scorsa primavera, ha condannato un noto architetto di Mogliano Veneto, a versare oltre 140 mila euro ad un'ex collaboratrice in relazione a compensi non pagati.
Lo ha deciso la Corte d'appello civile di Venezia, accogliendo l'istanza presentata dal legale dell'architetto Elvio Quaia, l'avvocato Mario Giorgio Bergamo di Treviso. Dunque l'architetto di Mogliano non dovrà versare alla collega Elena Scattolin la somma stabilita dal giudice di primo grado, in attesa che la Corte d'appello discuta e si pronunci nel merito della questione, cosa che non avverrà prima del prossimo anno, considerato l'affollato calendario di udienze dei giudici di secondo grado veneti.
La vicenda finita nelle aule di giustizia è stata sollevata dall'architetto Scattolin, in una causa civile avviata sei anni fa, con la quale ha chiesto al giudice di riconoscerle i compensi professionali spettanti per l'attività svolta presso lo studio Quaia, dal 2009 al 2012, periodo nel quale si è occupata di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, edilizia e urbanistica, come evidenziato nell'atto di citazione. La professionista reclamava complessivamente oltre 220 mila euro di parcelle che, a suo dire, non le sono state liquidate dallo studio professionale per il quale ha prestato la sua attività. Nel corso della causa l'architetto Quaia ha ammesso che la collega frequentava il suo studio, sostenendo però che svolgeva attività professionale in completa autonomia (per la quale è stata pagata direttamente dai suoi committenti), e negando di averle conferito incarichi.
Con sentenza depositata lo scorso aprile, il giudice Alessandra Pesci, del Tribunale di Treviso, ha ritenuto fondate le richieste dell'architetto Scattolin, condannando l'architetto Quaia al pagamento di 142 mila euro, oltre agli interessi e a 14 mila euro di spese legali. Sentenza ora sospesa dalla Corte d'appello (presidente Mauro Bellano). Nell'ordinanza depositata ieri si legge che sussistono i gravi motivi richiesti al fine della concessione della sospensiva, «configurandosi una certa probabilità di riforma della sentenza - e ciò anche a fronte dell'impossibilità di individuare i pagamenti posti in essere dai committenti direttamente nei confronti dell'appellata (l'architetto Scattolin, ndr.) e in assenza della prova certa rappresentata dalle relative fatture».
Gianluca Amadori
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Sospesa, in attesa della discussione di merito, l'esecutività della sentenza del Tribunale di Treviso che, la scorsa primavera, ha condannato un noto architetto di Mogliano Veneto, a versare oltre 140 mila euro ad un'ex collaboratrice in relazione a compensi non pagati.
Lo ha deciso la Corte d'appello civile di Venezia, accogliendo l'istanza presentata dal legale dell'architetto Elvio Quaia, l'avvocato Mario Giorgio Bergamo di Treviso. Dunque l'architetto di Mogliano non dovrà versare alla collega Elena Scattolin la somma stabilita dal giudice di primo grado, in attesa che la Corte d'appello discuta e si pronunci nel merito della questione, cosa che non avverrà prima del prossimo anno, considerato l'affollato calendario di udienze dei giudici di secondo grado veneti.
La vicenda finita nelle aule di giustizia è stata sollevata dall'architetto Scattolin, in una causa civile avviata sei anni fa, con la quale ha chiesto al giudice di riconoscerle i compensi professionali spettanti per l'attività svolta presso lo studio Quaia, dal 2009 al 2012, periodo nel quale si è occupata di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, edilizia e urbanistica, come evidenziato nell'atto di citazione. La professionista reclamava complessivamente oltre 220 mila euro di parcelle che, a suo dire, non le sono state liquidate dallo studio professionale per il quale ha prestato la sua attività. Nel corso della causa l'architetto Quaia ha ammesso che la collega frequentava il suo studio, sostenendo però che svolgeva attività professionale in completa autonomia (per la quale è stata pagata direttamente dai suoi committenti), e negando di averle conferito incarichi.
Con sentenza depositata lo scorso aprile, il giudice Alessandra Pesci, del Tribunale di Treviso, ha ritenuto fondate le richieste dell'architetto Scattolin, condannando l'architetto Quaia al pagamento di 142 mila euro, oltre agli interessi e a 14 mila euro di spese legali. Sentenza ora sospesa dalla Corte d'appello (presidente Mauro Bellano). Nell'ordinanza depositata ieri si legge che sussistono i gravi motivi richiesti al fine della concessione della sospensiva, «configurandosi una certa probabilità di riforma della sentenza - e ciò anche a fronte dell'impossibilità di individuare i pagamenti posti in essere dai committenti direttamente nei confronti dell'appellata (l'architetto Scattolin, ndr.) e in assenza della prova certa rappresentata dalle relative fatture».
Gianluca Amadori