L'EMERGENZA
MESTRE Allarme per l'escavo dei canali che rischiano di interrarsi

Sabato 14 Luglio 2018
L'EMERGENZA
MESTRE Allarme per l'escavo dei canali che rischiano di interrarsi e di impedire il passaggio delle navi, mandando in crisi l'intero porto. Il primo e più importante compito dell'Autorità di sistema portuale (Adsp), come l'ha definito il presidente Pino Musolino, sta diventando impossibile da svolgere perché non ci sono più spazi disponibili dove buttare i fanghi scavati.
Lo ha ribadito l'altro ieri proprio Musolino ai componenti della Quarta commissione consiliare della Regione, presieduta da Gianpiero Possamai (Ln) con vicepresidente Alessandra Moretti del Pd. Il presidente del Porto era stato convocato in seguito alle accuse proprio della Moretti sui pericoli che molti traffici di Venezia finiscano a Trieste, soprattutto dopo che una nave da 8500 container aveva scelto lo scalo giuliano al posto della laguna, ma ormai quell'argomento era stato superato dall'annuncio della fine dei lavori di scavo per adeguare il bacino di evoluzione tra il canale dei Petroli e il canale industriale Ovest che permetteranno, per la prima volta nella storia del porto veneziano, di ospitare navi lunghe 335 metri.
Il problema è che ora nuovi escavi necessari per mantenere le profondità adeguate in tutto lo scalo e quindi garantire la sua accessibilità non si possono fare. Un grave danno proprio ora che, come ha spiegato Musolino ai consiglieri regionali, Venezia è diventato a tutti gli effetti il Porto del Veneto: «Su 59,6 miliardi di euro generati dall'export dei prodotti dell'industria veneta, infatti, quasi la metà (24,2 miliardi) arriva dai commerci con i mercati extra-UE che sono raggiunti, nell'80% dei casi, attraverso il trasporto marittimo e quindi attraverso il porto veneziano».
Il presidente dell'Adsp ha lanciato non a caso il suo allarme nella sede regionale, perché è proprio dalla Regione che dipende il reperimento di nuove aree dove buttare i fanghi scavati. Ad oggi è in vigore un protocollo d'intesa che risale al 1993 tra Regione, Porto e altri soggetti che individua una serie di siti divisi a seconda del grado di inquinamento dei fanghi (da A a C, fino ai più pericolosi oltre C). Col passare degli anni la situazione della laguna è molto migliorata e di fanghi oltre C non ce ne sono praticamente più, ma paradossalmente sono rimasti disponibili solo i siti per i sedimenti più inquinati. Vale a dire la discarica del Vallone Moranzani di Malcontenta che può ospitare oltre due milioni e mezzo di metri cubi di fanghi. Ma, essendo destinata agli oltre C, il costo per lo smaltimento a Malcontenta è di 96 euro a metro cubo, una follia se si considera che il costo medio dello smaltimento degli altri sedimenti è più o meno di 12 euro.
Il Porto, ha spiegato Musolino ai membri della Commissione, è già al lavoro con gli uffici tecnici della Regione per arrivare ad un aggiornamento delle condizioni del protocollo del 1993 che siano compatibili con la nuova situazione della laguna e quindi risolvere alla base il problema escavi. L'ideale sarebbe sistemare i fanghi ai Moranzani ma bisogna vedere se si riuscirà a garantire la sostenibilità economica della discarica che è inserita nel progetto Pif e che, dopo lunghe trattative anche con i soci privati, è stata data in carico a Veritas. (e.t.)
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