In arrivo il protocollo anti-furbetti per disciplinare i concorsi pubblici online con cui il governo punta a sbloccare le assunzioni nella Pa dopo un anno di Covid. Sulla scrivania del neo ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta troneggia una pila di dossier ereditati da Fabiana Dadone, in cima alla quale spicca proprio il fascicolo relativo ai concorsi pubblici rimasti al palo per effetto del virus. A far scattare l'allarme un'indagine condotta da Forum Pa: sono 60 i principali concorsi a livello nazionale oggi nelle sabbie mobili, per un totale di 125 mila posti in palio, novanta mila dei quali solo nell'area della scuola. Palazzo Vidoni ha fatto sapere che sono in fase di definizione le linee guida per l'organizzazione e lo svolgimento a distanza delle prove concorsuali, strumento indispensabile in questa fase per rimettere in moto la macchina delle assunzioni. Le disposizioni per i concorsi Covid-free in presenza approvate a inizio febbraio, uno degli ultimi atti del precedente governo, non ammettono infatti più di 30 candidati per ogni sessione o sede di prova. Per giunta sono consentite due sessioni di prova giornaliere soltanto, non consecutive, al fine di favorire il deflusso dei candidati e la corretta pulizia degli ambienti. Congelate per mesi dalla pandemia, le procedure concorsuali ora devono rispettare perciò una serie di paletti che inevitabilmente rallentano l'organizzazione di maxi-selezioni. Diverso il discorso per le prove selettive in modalità telematica: in questo caso non sono previste restrizioni ed è per questo che molte amministrazioni in affanno, perché senza personale, spingono per il ricorso massiccio ai concorsi online. Nel frattempo dalla Funzione pubblica hanno fatto sapere che sono 400 i concorsi banditi (o ripresi) da parte di Comuni e altri enti sulla base del protocollo anti-Covid del 3 febbraio, mentre ammontano a 4.536 i posti da destinare a concorso nel 2021 nelle amministrazioni centrali e negli enti pubblici non economici. Ma non sarà semplice riempire il vuoto che si è venuto a creare nella Pa nel corso della pandemia: solo per il 2020 erano state annunciate 500 mila assunzioni che poi il virus ha mandato in sala d'attesa. Dal 2018 a oggi hanno appeso poi il cartellino al chiodo 300 mila statali per raggiunti limiti di età, mentre le assunzioni sono state tre volte di meno. Nemmeno lo sblocco dei 60 concorsi fermi indicati da Forum Pa basterebbe a riempire completamente la voragine. Arranca l'Agenzia delle Entrate, a cui mancano tremila uomini, il ministero della Giustizia (settemila posizioni da ricoprire), l'Inail (cercasi quasi seicento ispettori del lavoro), l'Inps a corto di tecnici informatici (ne servono 165). Il comparto dell'istruzione però è quello messo peggio: in fase di svolgimento il concorso straordinario che vale 32 mila posti, mentre gli altri nel migliore dei casi sono stati banditi e poi abbandonati. Il direttore generale di Forum Pa Gianni Dominici intanto indica le priorità: «Fondamentale indire velocemente i concorsi pubblici, ma è altrettanto importante che questi siano gestiti in forma nuova rispetto al passato, per non limitarsi alla semplice sostituzione dei lavoratori in uscita ed essere in grado di disegnare la Pubblica amministrazione del futuro. In questo senso, è necessario pianificare le assunzioni in modo strategico, sulla base di piani dei fabbisogni coerenti per le missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui la Pa avrà un ruolo cruciale». Servono competenze digitali e trasversali, oltre che giuridiche e amministrative.
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