IL LIBRO
Si intitola L'ultima patria il secondo capitolo della Trilogia della

Martedì 24 Aprile 2018
IL LIBRO Si intitola L'ultima patria il secondo capitolo della Trilogia della
IL LIBRO
Si intitola L'ultima patria il secondo capitolo della Trilogia della Patria del padovano Matteo Righetto. Mentre il terzo volume è previsto per il 2019. Nel frattempo L'ultima patria si inserisce coerentemente quale sequel del primo, L'ultima frontiera, narrando appunto le vicende della famiglia De Boer e al contempo inquadrando un preciso contesto storico, la fine dell'800 a Nordest tra povertà, lotta e speranza di un futuro migliore. Un vero e proprio affresco su un periodo della storia del nostro Paese. In passato, Righetto è stato l'autore de La pelle dell'Orso dal quale è stato tratto un film con Marco Paolini e la regia di Marco Segato.
È il secondo romanzo della Trilogia della Patria. Com'è nato questo progetto?
«Dall'idea ambiziosa di scrivere un'epopea familiare ambientata nella montagna e nella provincia veneta a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, raccontandone i sacrifici, le difficoltà, la fame, ma anche il desiderio di riscatto unito alla straordinaria forza di tener sempre alta la testa. E volevo certamente provare a superare una certa narrativa da filò da sempre rivolta al passato di casa nostra con uno sguardo patetico che pone l'accento sulla beata nostalgia per un tempo che non c'è più. Altro che bei tempi! Quei nostri contadini di montagna hanno sofferto di tutto, hanno subìto torti e soprusi, ma talvolta per sopravvivere ne hanno anche dovute combinare... Volevo scrivere un grande romanzo in tre volumi, una storia che narrasse la grande epica degli ultimi, ma anche i grandi temi che oggi, più che mai, tornano a essere cronaca e attualità: il significato di frontiera, di patria, la dura decisione di dover lasciare la propria terra per emigrare».
Si approfondisce il tema della frontiera. Il confine qui è tra male e bene, ricchi e poveri, morte e vita. E poi c'è la consapevolezza dell'ultima patria. Quanto c'è dell'Italia contemporanea?
«Il confine tra bene e male e tra poveri cristi e potenti di turno, è un tema che va oltre le frontiere geopolitiche e le contingenze temporali: è un tema etico e universale che riguarda ogni essere umano. Ultima patria è un concetto inerente la resilienza, ma anche una sorta di estrema opportunità e ultima speranza alle quali ci si aggrappa mentre intorno tutto crolla. E poi c'è la grande domanda che nel romanzo i personaggi diffusamente si pongono. E cioè: Cos'è, in fin dei conti, questa benedetta o maledetta patria?».
Spesso c'è il riflesso del passato nel presente. La ricerca documentaristica si coniuga alla fantasia, il tutto in salsa western. Secondo lei quali sono gli ingredienti del suo successo?
«Credo che le mie storie piacciano soprattutto perché sono oneste e arrivano alle emozioni dei lettori. La soddisfazione più grande è sapere che molti giovani si sono avvicinati al piacere della lettura dopo aver conosciuto i miei romanzi. Rigoni Stern, uno dei miei maestri, mi ha insegnato che quando si scrive bisogna farsi capire da tutti, una lingua chiara ma contestualmente ricca di dettagli. Come romanziere non mi interessano i personaggi illustri della grande Storia, bensì le grandi storie dei piccoli uomini che, per sopravvivere nell'ombrosa periferia della grande Storia, si avventurano lottando fianco a fianco, in arcaica simbiosi con la natura e soprattutto con la montagna, da sempre terra di sacrificio, frontiera e resistenza; ma anche di poesia e bellezza sublime. Tutto ciò è molto sentito dai miei lettori e perciò apprezzato».
C'è anche un'idea di viaggio che riscatta, un obiettivo di giustizia. Cos'è la giustizia per Matteo Righetto?
«Giustizia è uno dei nomi della Verità, ed essa si realizza ogni qualvolta si restituisce rispettosamente alle cose il loro giusto significato e il loro senso ultimo».
Mary Barbara Tolusso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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