IL CASO
Vent'anni. Un periodo di tempo che, in televisione, equivale a un'era

Giovedì 18 Luglio 2019
IL CASO
Vent'anni. Un periodo di tempo che, in televisione, equivale a un'era geologica. Neanche La Piovra di Michele Placido, andata in onda dal 1984 al 2001, era riuscita a tagliare il traguardo del ventennio. Ce l'ha fatta invece, in un trionfo iniziato nel 1999 con Il ladro di merendine, il Salvo Montalbano di Camilleri, che con un totale di 32 piccoli film - andati in onda, rigorosamente, sulla Rai - ha agguantato il podio dei commissari più amati dal pubblico italiano. Prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti (sua, si dice, fu l'idea di centellinare le puntate, proponendone solo un paio all'anno perché così al pubblico rimane la voglia), la serie ha raggiunto, nell'ultima stagione, punte di ascolto di oltre dieci milioni di spettatori conquistando il 40% di share. Il record nel marzo 2017: undici milioni di telespettatori, 44% di share, metà dei televisori d'Italia sintonizzati sul commissariato della provincia fittizia di Vigata.
LE REPLICHE
Bene anche le repliche, più di 140 emissioni in prima serata, capaci di ottenere ascolti record anche al sesto o settimo passaggio televisivo: essere trasmessi contro Montalbano, da dieci anni a questa parte, è stato un alibi sufficiente a tamponare risultati di Auditel umilianti. Alla sceneggiatura, da sempre, tre nomi: il regista e sceneggiatore Francesco Bruni, Leonardo Marini e Salvatore De Mola - coinvolti anche nel fortunato spin-off del commissario, Il Giovane Montalbano - con cui Camilleri si teneva strettamente in contatto, supervisionando ogni episodio, e che in queste ore preferiscono mantenere uno stretto riserbo. Alla regia ancora un nome che ricorre, quello di Alberto Sironi, incapace di abbandonare il progetto più fortunato che abbia incrociato nella sua carriera: se Camilleri, come Sironi ha raccontato in tante interviste, gli ha confidato di voler accompagnare «Montalbano sull'orlo del baratro», Sironi sta porgendo il braccio a Camilleri nel viaggio verso l'abisso, come un fedele scudiero. Anche perché il successo de Il Commissario Montalbano non si è fermato in Italia. Prima serie italiana venduta all'estero, è stata trasmessa in più di 60 Paesi.
IL RUOLO
Impossibile abbandonare Montalbano, tanto per Camilleri quanto per l'attore che al commissario ha prestato volto e voce, Luca Zingaretti, prigioniero del ruolo che lo ha reso un'icona e da cui, di tanto in tanto, ha provato a dissociarsi. «Tra il 2006 e il 2007 dissi che volevo smettere - ha ricordato recentemente l'attore - ma mi sono dovuto ricredere. Mi sarebbe mancato girare in quei luoghi della provincia di Ragusa, ritrovare quegli amici, assistere ai tramonti dalla terrazza di Montalbano». Amato trasversalmente, dal pubblico di diverse generazioni e colori politici, il Montalbano televisivo di Camilleri è entrato anche nelle polemiche nazional popolari. Polemiche di natura narrativa, come la sollevazione popolare contro la Livia, la fidanzata del commissario, interpretata da Sonia Bergamasco, e persino di natura politica, quando i social si infiammarono lo scorso febbraio per una presunta puntata pro migranti cavalcando una battuta di Zingaretti («Ancora con questa storia che i terroristi dell'Isis arrivano con i barconi?»). Polemica rientrata prontamente - Camilleri ha sempre trattato il problema degli sbarchi in relazione alla Sicilia di Montalbano - non prima del selfie del vicepremier, anche lui fan del commissario, davanti alla televisione accesa.
Ilaria Ravarino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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