SANITÀ
UDINE Un piano strategico di protezione dal rischio dei contagi interni,

Domenica 7 Febbraio 2021
SANITÀ
UDINE Un piano strategico di protezione dal rischio dei contagi interni, da mettere in atto con urgenza soprattutto nelle Medicine, per scongiurare nuovi contagi fra pazienti e operatori. Con screening ravvicinati per il personale, stanze filtro in ingresso per i malati, niente posti letto bis e tris. La richiesta della Cisl Fp trova un'apertura da parte del direttore dell'AsuFc Massimo Braganti («Vedremo di realizzare quello che è possibile fare»). Intanto la Cgil Fp lamenta invece di non aver ricevuto le risposte sollecitate (sui vaccini ma non solo) da parte della direzione e accusa Braganti di voler mettere in campo una contrapposizione fra sigle. Lungi da lui questa intenzione, assicura, però, il dirigente, che giura che «fra i sindacati non ci sono figli e figliastri: rappresentano i lavoratori, sono importanti tutte le sigle» e che tutte le proposte sono ben accette.
LO SCONTRO
L'avvio della campagna vaccinale su larga scala preoccupa la Cgil, soprattutto per la carenza di personale, e proprio su questo tema (oltre che sui tamponi e sul tracciamento) aveva sollecitato una risposta dalla direzione, senza successo, sostiene il segretario provinciale Andrea Traunero. Il direttore aveva detto di non aver ricevuto quelle domande? Traunero allega le sue richieste del 28 dicembre (piano vaccinale e assunzioni), 23 gennaio (per chiedere «periodi di riposo congrui» per i lavoratori delle Medicine stremati, ma anche per sollecitare i dati della dotazione organica) e 26 gennaio (per la programmazione di ferie e riposi per il personale delle Chirurgie). «Le contrapposizioni tra i sindacati che la Direzione aziendale vuole mettere in campo non la capiamo proprio in questa situazione emergenziale», attacca Traunero. Che accusa la direzione di non evadere le richieste della Cgil: «Richieste formali alle quali abbiamo avuto una sola risposta ufficiale, quando abbiamo chiamato in causa il ministro della salute e la Procura della Repubblica». E aggiunge che «le mancate risposte ufficiali non vengono solo da parte della direzione Asufc ma anche dalla Regione».
LA DIREZIONE
«Martedì dobbiamo incontrare i sindacati regionali. Ma, nel frattempo, loro, li abbiamo incontrati in almeno due occasioni - dice Braganti -. Forse sul tema vaccinale il 28 dicembre non ho risposto, ma ho risposto nei fatti con l'apertura delle agende e garantendo la funzionalità su due poli, ampliando anche con due sedute a Palmanova, anche se non era previsto. Sulle altre questioni le risposte sono state date proprio sulla stampa o negli incontri che abbiamo avuto. Non è assolutamente mia intenzione spaccare i sindacati». Insomma, «non ho problemi ad incontrare la Cgil. In passato, magari non sono stati risollecitati, ma se siamo usciti sulla stampa ritenevo che la notizia fosse stata già trasmessa». Braganti ripete di vedere con favore i suggerimenti dei rappresentanti dei lavoratori. Non ultima quella della Cisl sulle proposte per blindare i reparti di Medicina e le altre specialità a rischio. «Le proposte arrivate dalla Cisl le sto trasmettendo per vedere di realizzare quello che è possibile fare. Via via che ci sono arrivate delle indicazioni abbiamo sempre attivato i servizi competenti»
Il gruppo dirigente Cisl Fp in Asu Fc (Nicola Cannarsa, Massimo Vidotto, Fabrizio Oco, Giuseppe Pennino e Marco Oco) ha proposto all'azienda, come spiegano Pennino e Vidotto, di «ridurre l'affollamento dei degenti nei reparti di Medicine no covid» evitando assolutamente posti bis-tris, di «dedicare camere specifiche agli ingressi» per fare lo screening, «testare con frequenza ravvicinata i dipendenti e non una volta al mese». La Cisl, poi, torna a ribattere sulla carenza di infermieri e Oss. Con posti di terapie intensive e area medica occupati «molto al di sopra delle soglie di allarme stabilite dal ministero, non si comprende come mai non si ritenga di chiedere ospitalità di posti letto in province limitrofe sottoposte a minor pressione». Inoltre la Cisl ritiene «del tutto incomprensibile che la sanità militare e la Croce rossa non siano ancora intervenute a dare supporto alla sanità pubblica della provincia».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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