La verità del killer: «Mi sono difeso»

Mercoledì 10 Ottobre 2018
La verità del killer: «Mi sono difeso»
L'INTERROGATORIO
PORDENONE Aveva il colpo in canna, ma non aveva montato il silenziatore sulla canna della Beretta 22 con cui la sera del 24 settembre ha sparato quattro colpi mirando alla testa di Alessandro Coltro. Marius Lucian Haprian, il 48enne romeno che ha confessato l'omicidio dell'artigiano, rende un nuovo interrogatorio imboccando l'ipotesi della legittima difesa. Ieri mattina ha confermato anche al gip Rodolfo Piccin le dichiarazioni rese sabato scorso al pm Monica Carraturo e ai Carabinieri. Accanto aveva l'avvocato Antonio Favruzzo, a cui ieri si è aggiunto anche Guido Galletti. «Haprian sta collaborando e mi auguro che si apra qualche spiraglio di clemenza - spiega Favruzzo - Ha ribadito che Coltro ha fatto da intermediario per la vendita di un Rolex. Credeva che all'appuntamento sarebbe venuto il commerciante che aveva finanziato l'acquisto».
Il pizzaiolo romeno sostiene che voleva fare una rapina, probabilmente ideata un mese prima del delitto, quando propone a Coltro l'affare del Rolex. Credeva che all'appuntamento si sarebbe presentato il commerciante di Sacile, invece è arrivato Coltro. Quando ha tentato di strappargli i soldi, la vittima avrebbe reagito e ne sarebbe seguita una colluttazione (Coltro aveva abrasioni allae gambe). Haprian dice di aver sparato nel momento in cui Coltro avrebbe infilato la mano destra nel giacchino: «Temevo che fosse armato, perchè mi aveva detto che aveva una pistola di grosso calibro». Per il investigatori la versione non è credibile, per il gip che ha convalidato il fermo Haprian deve restare in custodia cautelare i carcere.
Haprian ieri ha parlato a lungo fornendo la sua verità. Cuoco, pizzaiolo, scultore per passione, laureato in Psicologia, è emerso che tra il 1995 e 1997 ha trascorso due anni nella Legione straniera. Nel suo passato ci sono addestramenti militari intensi, dovrebbe essere in grado di maneggiare molto bene le armi. Al gip ieri ha detto che non voleva uccidere Coltro, ma solo colpirlo alla spalla con la pistola clandestina acquistata a Napoli e che poi ha sepolto avvolgendola in un panno e in un sacchetto di nylon per non rovinarla. Invece ha mirato alla testa: tre colpi sopra l'orecchio (di cui uno incastrato nella teca cranica), un quarto sopra la nuca, mortale, come fosse il colpo di grazia.
Al centro commerciale Meta si era fatto accompagnare da Cricersa Garcia, gestrice del ristorantino Palo Alto di Porcia, dove Haprian faceva il pizzaiolo (la stessa mattina si era licenziato). Verso le 19 si è fatto accompagnare a Fontanafredda lasciando il cellulare a casa, a Vigonovo. Anche lei aveva lasciato il telefono a casa, giustificandosi con il fatto che l'apparecchio lo usa come router, perchè internet non ha una buona copertura. «Lasciami qui, ho un appuntamento con Ale. Torno fra 10 minuti», dice alla donna. Lei entra al supermercato Bingo, esce senza acquistare nulla, aspetta, ma Haprian non torna. Allora va a casa a prendere la sorella Cesarina e torna verso Pordenone. È sulla Pontebbana che raccoglieranno Haprian.
Lui ha il giubbotto pieno di soldi: 15mila portati dal commerciante di Sacile che Coltro aveva convinto a scambiare con pezzi di grosso taglio dietro in compenso di 1000/2000 euro. Dopo il delitto ha risposto ai WhatsApp che gli aveva inviato Coltro, è andato da McDonald's con le Garcia e durante la notte, quando tutti dormivano, ha sepolto la pistola in un campo dietro casa e bruciato i vestiti in un contenitore metallico che si trova nel capannone dove faceva le sue sculture. Per 15 giorni ha continuato a lavorare con un biglietto aereo in tasca che l'avrebbe portato a Londra. Quando il 1. ottobre i carabinieri lo hanno convocato, ha fornito un alibi che è stato confermato anche dalle sorelle Garcia, nonostante Cricersa nei giorni successivi al delitto cominci a sospettare che il pizzaiolo abbia ammazzato Coltro. «Non sono cattivo, quello che ho fatto è perchè sono disperato», si sarebbe giustificato Haprian.
I 15mila euro? Haprian sostiene di aver pagato i debiti. Oltre 8mila euro sarebbero stati consegnati al gestrisce del Palo Alto, che a sua volta avrebbe pagato i conti del locale rimasto in sospeso. Seguono la pista dei soldi i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo operativo di Sacile stanno adesso cercando di capire se Haprian avesse dei complici.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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