LA PROPOSTA
TARVISIO La montagna come prima risorsa per la rinascita turistica

Venerdì 24 Aprile 2020
LA PROPOSTA
TARVISIO La montagna come prima risorsa per la rinascita turistica del Friuli Venezia Giulia post lockdown. Questa potrebbe essere la carta vincente per un settore che, probabilmente più di tutti, rischia di subire più a lungo termine il contraccolpo causato dalla pandemia. Per il turismo è impensabile immaginare di ripartire subito alla grande, utopia pensare di riuscire a farlo con i soliti flussi e generare lo stesso volume d'affari di una volta. L'intero sistema avrà bisogno di tempo anche perché, complici paure e minori disponibilità monetarie, il Covid-19 cambierà il nostro modo di viaggiare.
Così se gli esperti del Centro Studi del Touring Club Italiano hanno già ipotizzato un ritorno alle vacanze in stile anni 50, quando il turismo era in sostanza legato alle sole presenze nazionali e alle gite fuori porta, facile immaginare che le ferie 2020 saranno caratterizzate da vacanze lontano dai luoghi affollati. Penalizzate potrebbero essere le città d'arte, ma se sarà confermata la necessità di muoversi rispettando rigide regole come il distanziamento sociale, ecco che anche l'idea di una stagione balneare con ingressi contingentati in spiaggia mal si sposa con la classica visione delle vacanze al mare. Per contro le località montane, grazie ai loro ampi spazi, potrebbero trovarne giovamento. Due mesi di segregazione tra le mura di casa (o poco più) sono tanti e la necessità di evasione potrebbe trovare sfogo tra la natura.
IL RISCATTO
La montagna del Fvg potrebbe prendersi una rivincita sia sanitaria dove, in una regione già virtuosa, sono molti i comuni che, a oggi, non sono stati toccati dall'emergenza Covid-19 (come ad esempio Forni di Sopra, Sauris, Ravascletto ma anche Pontebba, Dogna, Resiutta o Resia) o che hanno un indice di contagio molto basso (Tarvisio, Chiusaforte, Malborghetto, Moggio, Sappada, Arta Terme o Tolmezzo solo per citarne qualcuno), sia legata alla possibilità di essere fulcro della ripresa turistica regionale. A farla da padrona saranno le escursioni lungo i tanti sentieri della montagna friulana e in particolare nei boschi dove, per natura, esiste il distanziamento sociale. Per questo diverse amministrazioni si stanno attivando per pianificare interventi al sostegno di questo tipo di turismo.
TESORO DA COLTIVARE
In prima linea il Comune di Tarvisio che può contare sulla più grande foresta demaniale d'Italia. Circa 24mila ettari, distribuiti anche su Malborghetto e Pontebba, considerati una delle aree naturalistiche più preziose del nostro Paese. Un patrimonio naturalistico da scoprire grazie a percorsi che permettono di vivere un turismo esperienziale unico nel suo genere. «Siamo convinti - spiega il sindaco Zanette - che la montagna sarà una meta turistica ricercata dai tantissimi turisti friulani che preferiranno trascorrere una vacanza in una località con spazi infiniti e sicuri, in un'oasi di pace dove sono presenti sentieri di fondo valle, percorsi montani, laghi alpini e una ciclabile». Per questo è già stato deciso di stanziare dei fondi per una massiccia campagna promozionale. Altra carta vincente della montagna sono i rifugi alpini.
RIFUGIARSI TRA LE CIME
Il Cai regionale, che gestisce diciannove strutture, non ha alcun dubbio: si potrà contare anche su di loro. «Ci stiamo impegnando perché anche quest'anno si possa garantire accoglienza e servizi a chi frequenta la montagna». Di certo non sarà semplice. Se l'aspetto legato alla somministrazione di cibo e bevande non preoccupa più di tanto il presidente Silverio Giurgevic, molto più difficile sarà la gestione dei circa 700 posti letto distribuiti sull'intero arco alpino regionale. «Ci siamo attivati per trovare soluzioni che ne permettano la riapertura in sicurezza, valutando a livello nazionale, anche in coordinamento con i club alpini d'oltre confine, tutte le strade percorribili». L'obiettivo è fare chiarezza su una situazione ancora fumosa e, possibilmente, evitare obblighi di fatto impossibili da rispettare: «Siamo pronti a mettere a disposizione esperienza e conoscenza di tecnici e volontari per ripensare con consapevolezza e rispetto alle modalità di frequentazione delle montagne, sia su sentieri, ferrate e vie alpinistiche, che nei rifugi. In questo momento riteniamo quanto mai importante che le scelte siano condivise da tutti». La volontà, come sottolineato anche nel vicino Veneto, è giungere a un piano anti Covid-19 ad hoc: un protocollo sanitario dedicato ai rifugi e al loro particolare sistema di ospitalità turistica fatto di peculiarità che difficilmente possono adattarsi a regole e criteri pensati per le normali strutture ricettive.
Tiziano Gualtieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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