La cugina di Rossella: «Non voglio arrendermi»

Lunedì 27 Settembre 2021
La cugina di Rossella: «Non voglio arrendermi»
SAN VITO
«Non voglio arrendermi». Accanto al dolore per quel che accadde nel 1975, quando Rossella Corazzin, 17enne di San Vito al Tagliamento. sparì nel nulla a Tai di Cadore, la cugina Mara ha trovato la forza per riprendere in mano i ricordi e spiegare al suo avvocato, Antonio Maria La Scala, di essere a disposizione nel caso in cui gli inquirenti ne avessero bisogno. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ha chiesto alla Procura di Belluno una copia delle dichiarazioni rese da Angelo Izzo all'allora procuratore Francesco Saverio Pavone nel 2016. Gli accertamenti mirano a trovare un possibile collegamento tra i responsabili del massacro del Circeo (Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira) e Francesco Narducci, il medico di Perugia trovato morto nel lago Trasimeno nel 1985.
LA CONSEGUENZA
Questo riapre anche il caso Corazzin. Se le parole di Izzo su Narducci dovessero essere ritenute vere (il giudice di Perugia lo ha già definito inattendibile), allora potrebbero schiudersi nuovi scenari. «Mara Corazzin, la cugina di Rossella ha raccontato l'avvocato Maria La Scala mi ha chiamato chiedendomi cosa ne pensassi. Mi ha anche detto che non intende arrendersi. Se si aprirà un pista sarà ben lieta di aiutarmi nel seguirla». Insomma, l'accertamento voluto da Morra ha riacceso un briciolo di speranza nei familiari di Rossella. Angelo Izzo, Francesco Narducci e Rossella Corazzin. C'è un collegamento tra questi tre nomi? L'ipotesi che il medico di Perugia, indagato anche per i fatti del mostro di Firenze e poi trovato morto nel lago Trasimeno, fosse coinvolto nella scomparsa della 17enne di Pordenone era serpeggiata fin da subito. Nessuno, però, è mai riuscito a dimostrarlo. L'unico a crederci per davvero e ad avviare un'indagine personale in Cadore era stato il fotoreporter Roberto Fiasconaro. «In quegli anni aveva raccontato sembra che Narducci fosse nella sua villa a Cortina d'Ampezzo con due amici: Iacchia, un altro medico, e Iommi, un avvocato con una casa proprio a Tai di Cadore».
IL COLLEGAMENTO
Il nome di Narducci era stato fatto dalla bestia del Circeo, Angelo Izzo, in carcere a Velletri. Era stato lui a chiedere al procuratore Pavone di essere ascoltato e a raccontare una storia da brividi incentrata sul rapimento della 17enne e su un rito satanico terminato con uno stupro e un omicidio in una villa del lago Trasimeno (di proprietà del Narducci). Nessuno gli ha mai creduto. Che durante le vacanze estive e invernali Cortina fosse frequentata da un gruppo di figli di papà legati all'ambiente dell'estrema destra e della criminalità romana, era probabile. Ma come potevano aver incrociato sul loro cammino una ragazza di 17 anni introversa e monitorata a vista dai genitori? Rossella si allontanò da casa una volta sola, il 21 agosto, e non vi fece ritorno. Il giorno prima, durante una passeggiata, aveva scoperto delle villette isolate, forse anche quella dell'avvocato Iommi, e aveva chiesto al padre di poterci andare. Davanti al rifiuto del genitore, potrebbe esserci tornata da sola. Le ville furono perquisite una ad una ma non venne trovato nulla. Ora la Commissione parlamentare anti-mafia ha deciso di riaprire il caso. È un'indagine diversa, ma potrebbero emergere nuove piste.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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