IL CASO
UDINE In Friuli i bambini rischiano meno che altrove di subire maltrattamenti

Mercoledì 15 Maggio 2019
IL CASO
UDINE In Friuli i bambini rischiano meno che altrove di subire maltrattamenti e vessazioni e di crescere in contesti di miseria, ma le piccole vittime, quando ci sono, potrebbero avere aiuti a singhiozzo, perché c'è carenza di personale. Potrebbe essere questa la sintesi della fotografia a doppia faccia che emerge dalla seconda edizione dell'Indice regionale sul maltrattamento all'infanzia, realizzata dal Cesvi (vedi altro articolo).
I DATI
Questa è di sicuro la lettura che ne dà il presidente dell'Ordine degli psicologi friulani, Roberto Calvani. Secondo lui, le reti sociali tengono, gli Sos arrivano, ma, spesso, a mancare è il tassello finale. Ed è proprio quello che si legge fra le righe dei dati dello studio. Per quanto riguarda la cura dei disturbi connessi al maltrattamento sui bambini di carattere sanitario e le attività di prevenzione e cura per ridurre i sintomi legati alle vessazioni, i tre indicatori esaminati (fra cui il tasso di dimissioni per disturbi psichici dalle strutture ospedaliere per gli under 17, aggiornato dalle rilevazioni Istat, la presenza di pediatri per ogni 10mila bimbi under 15 e i consultori) condannano il Fvg alla penultima posizione in Italia (a -0,925, poco prima del Piemonte, che totalizza -0,929), al di sotto della media nazionale. Lo stesso vale al capitolo legato ai servizi per potenziali maltrattanti, nell'ambito della cura di sé e degli altri (si va dalle gestanti o madri maggiorenni con figli a carico ospiti dei presidi residenziali al numero di consultori materno-infantili, dall'assistenza domiciliare ai servizi sociali). Anche in questo caso, il Fvg è agli ultimi posti in Italia, fra le regioni con maggiori criticità, sedicesimo su venti. Va meglio, invece, quando sotto esame finiscono i servizi per bambini relativi alle capacità di ricevere cura (censiti, per esempio, i posti autorizzati negli asili, ma anche i servizi per l'affidamento familiare e l'adozione), che vedono il Fvg a metà classifica, al nono posto, appena sopra la media. La regione, poi, è virtuosa per la scarsità di fattori di rischio.
L'ALLARME
«Siamo fortunati - analizza Calvani - perché la nostra è una cultura abbastanza protettiva e attenta ai bambini in difficoltà. Ma sull'altro fronte, poi, la Regione ha un piano di rientro economico, il personale viene tagliato di continuo e i servizi non vengono offerti come dovrebbero: non perché manchino pediatri o assistenti familiari, ma, quando parliamo di servizi per minori e famiglie in difficoltà, riusciamo ad erogare sempre meno prestazioni, perché il personale è in e costante calo». Basti un numero: se a Udine, in media, i decreti di separazione conflittuale si aggirano sui 150 all'anno, i professionisti che devono gestire i casi dei minori coinvolti e accompagnarli alla maggiore età sono tre in tutto, che peraltro devono anche gestire molte altre pratiche oltre a queste. Mentre, calcolando uno psicologo ogni 20mila abitanti, secondo gli addetti ai lavori dovrebbero essere almeno otto. Più del doppio. «Non sono in aumento gli episodi di violenza e maltrattamento di minori, ma i casi sono comunque tanti, che richiedono un impegno costante. Bisogna seguirli, accompagnare i genitori a fare un lavoro su di sé... Purtroppo, i servizi sono in costante difficoltà rispetto alle richieste di aiuto. Anche questo, sull'altro lato della medaglia, è un segno di maturità: le famiglie, o i minori, o i servizi sociali, o i vicini segnalano. La rete sociale c'è, i servizi pure, la società e tutte le istituzioni fanno il loro compito». Però, poi, ci si scontra con la coperta corta. «Mancano i nuovi innesti - prosegue -. C'è una scarsa attenzione al mondo dei minori. Manca personale. Così, può succedere che un bambino che dovrebbe essere visto due volte alla settimana, si riesce a vedere una volta ogni due mesi. Invece, in una situazione di maltrattamenti, l'intervento dev'essere intensivo e continuato. Un adulto può aspettare anche 20 giorni, un bambino, se non lo monitori costantemente, lo perdi». Insomma, conclude, «i tempi non possono essere così dilatati: sono persone in evoluzione. Bisogna che la società se ne faccia carico. Certo, ci sono carenze anche in altri settori. La Regione deve decidere quali sono le priorità. E i bambini devono essere una priorità: sono gli uomini di domani».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci