DOPO L'EMERGENZA
PALUZZA Dopo sessantatré giorni a Paluzza, ultimo focolaio

Venerdì 29 Maggio 2020
DOPO L'EMERGENZA
PALUZZA Dopo sessantatré giorni a Paluzza, ultimo focolaio friulano del coronavirus, ha festeggiato la sua liberazione dal Covid-19, con l'ultimo giro di tamponi, 120, tutti dall'esito negativo. E mentre si è impostato il percorso di rientro dei 21 anziani trasferiti a Palmanova nelle scorse settimane - dove permangono solo due casi di positività accertata ed alcuni casi, pur negativi, sono tuttora sotto osservazione la dirigenza sanitaria della struttura per anziani Matteo Brunetti sta riavvolgendo il film di questi due mesi di emergenza, per capire come si sia propagato così letalmente il virus dal 23 marzo scorso, giorno in cui si levò il primo allarme.
IL SOLLIEVO
«È stata un'esperienza complicata, eravamo preparati ma la collocazione geografica di Paluzza non mi avrebbe mai fatto pensare a un contagio di queste dimensioni» analizza il direttore sanitario della casa di riposo, Alessandro Santoianni, impegnato in questo periodo su due fronti, da San Vito al Tagliamento alla Carnia. «Al dolore che rimane per i nonni venuti a mancare (la struttura ha registrato 20 vittime tra i 120 ospiti, di cui 16 riconducibili al covid-19, ndr) rimane il cruccio di non essere stati capiti dai familiari riflette il direttore eppure oggettivamente abbiamo fatto il massimo dinnanzi a una situazione complicatissima in cui si è rivelata determinante la scelta di ospedalizzare al massimo la struttura, contrariamente a quanto per esempio fatto in Lombardia».
IL SINDACO
Anche il primo cittadino di Paluzza, Massimo Mentil, è stato chiamato ad affrontare una situazione senza precedenti: «Il 4 aprile erano 61 gli ospiti contagiati, su un totale di 120, e 21 gli operatori infettati. Il 27 aprile è stato il giorno peggiore, con 81 ospiti positivi. Grazie al contributo dell'Azienda Sanitaria, la casa di riposo è diventata di fatto un ospizio ospedalizzato. Abbiamo perso molti dei nostri cari, ci siamo stretti al dolore dei loro familiari, è stata una sofferenza costante aggiunge il sindaco poi la luce in fondo al tunnel, un lento ma costante assestamento fino al arrivare al 22 maggio, data spartiacque. Una ventina tra gli ospiti ancora positivi sono stati trasferiti all'ospedale di Palmanova ma tra poco rientreranno; sono stati mesi duri, in cui ho dovuto apprendere moltissimo in materia sanitaria; in sostanza come aver fatto un master accelerato sul virus, l'importante ora è continuare a monitorare il tutto facendo tesoro di questa esperienza».
LA SPERIMENTAZIONE
La struttura ora è stata completata bonificata. Pur attraverso una procedura sperimentale, gli ambienti sono stati sottoposti attraverso un laboratorio accreditato a una analisi della presenza del virus sars-covid-2 che è risultato assente sugli oltre 30 campioni prelevati. «È un'iniziativa portata avanti assieme al laboratorio privato che ci segue per tutte le analisi di rito su acqua e alimenti spiega il direttore Santoianni in sostanza sono stati tamponati pavimenti, superfici comuni, mobilio, stanze per cercare l'eventuale presenza del Rna del virus e per sondare l'efficacia dei sistemi di sanificazione tra azoto e ozono; gli esiti sono stati confortanti e ci sono serviti per avere ulteriori rassicurazioni al fine di impostare il rientro completo di tutti i nostri anziani». Allo stesso tempo spiega il direttore, «vogliamo indagare su come il virus si sia propagato, manifestandosi il 23 marzo per la prima volta dopo che avevamo sigillato la struttura già dal 5 marzo. Sappiamo che molto probabilmente il contagio è stato importato da una operatrice risultata poi positiva, ma al di là della miccia, confrontandomi anche con altri direttori di strutture italiane, c'è anche un aspetto logistico-ambientale da analizzare: la ristrettezza degli spazi di Paluzza potrebbe aver complicato il tutto rispetto per esempio a San Vito, dove la casa di riposo era dotata di più ampi locali».
Tra questa e la prossima settimana faranno rientro 13 dei 21 residenti trasferiti, che andranno quindi a ritrovare la sessantina di nonni e nonne accolti tra il piano terra e il primo piano.
IL NODO PERSONALE
Attualmente risulta non occupato il secondo piano della Brunetti. Per consentire la ripresa delle attività anche in questa area, tuttavia, l'ASP non potrà che attendere il rientro di tutti i propri operatori di assistenza che a oggi, in gran parte, pur avendo concluso il periodo di quarantena ed essendo clinicamente guariti hanno prolungato il periodo di infortunio e, per la maggior parte, supereranno i 60 giorni di assenza consecutivi. «Sono 11 ancora i dipendenti in infortunio tra quelli contagiati, altri 6 dipendenti sono a casa per altre cause, alcune indotte, altre no spiega Santoianni in sei rientrano questa settimana, altri 8 la prossima; contiamo di recuperare l'intera forza lavoro anche perché comprendiamo la fatica e le difficoltà affrontate dai dipendenti rimasti in servizio che hanno dovuto sostenere la complessità di una situazione cui la Direzione attraverso anche l'attivazione di contratti di somministrazione di lavoro e a tempo determinato ha inteso sopperire, nella comprensibile difficoltà di reperimento di risorse specializzate e disponibili ad intervenire prontamente».
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