Cig in deroga per 60mila lavoratori delle aziende più piccole

Martedì 24 Marzo 2020
Cig in deroga per 60mila lavoratori delle aziende più piccole
I SINDACATI
UDINE Sono circa 60mila i lavoratori in Friuli Venezia Giulia che attendono con ansia l'accordo per ottenere la cassa integrazione in deroga, necessaria per garantire un minimo sostentamento alle maestranze assunte da imprese sotto i cinque dipendenti che stanno patendo drammaticamente le chiusure imposte per l'emergenza coronavirus. Dai ristoranti ai bar, dai servizi educativi agli appalti. La stima, per difetto, l'ha disegnata la Cgil del Friuli Venezia Giulia, che con il suo segretario Villiam Pezzetta sta monitorando la situazione, alla luce anche di una normativa ancora molto confusa. «Si tratta di lavoratori che non hanno copertura rispetto agli ammortizzatori sociali ordinari (vedi le 9 settimane disponibili per le grandi aziende) e che necessitano di un minimo sostegno spiega Pezzetta per questo stiamo trattando con la Regione per arrivare a un accordo così come previsto dal cura Italia. Domani (oggi, ndr) avremo un incontro con il governatore Fedriga e il suo vice Riccardi per fare il punto della situazione sul fronte sanitario, altro tasto dolente del momento, mentre a giorni dovremo firmare l'accordo per la cassa in deroga».
Tra questi lavoratori ci sono anche quelli che fanno riferimento ai contratti del commercio e del turismo coperti dal Fondo integrativo salariale gestito dalla bilateralità del settore. «In questo caso siamo vicini al migliaio di accordi con altrettante realtà per supportare 30mila lavoratori» specifica ancora Pezzetta. Poi ci sono una marea di interpretazioni da approfondire per altre categorie penalizzate, vedi gli stagionali o chi è stato assunto dopo il 23 febbraio, «al proposito stiamo aspettando chiarimenti dal governo« fa sapere l'esponente della Cgil che con i colleghi in questi giorni è chiamato a gestire anche le nuove chiusure imposte dal decreto di domenica. «Il nostro giudizio su questo decreto pasticciato è insoddisfacente, perchè nella sua emanazione ha allargato le maglie delle aperture fa notare Pezzetta a questo punto il ruolo dei prefetti diventa essenziale da qui al 25 marzo, quando le aziende dovranno chiudere e occorrerà affrontare nel dettaglio i singoli casi perchè laddove non sussistano le minime condizioni di sicurezza queste attività vanno chiuse in attesa di sanificazione adottando gli ammortizzatori sociali; per noi più che i settori vale l'attività delle imprese, parlare dei call center attivi per i Cup è un discorso, per attività voluttuarie è un'altro».
SCIOPERO ALLA SAFILO
E ci sono già i primi casi di lavoratori che hanno proclamato lo sciopero come avvenuto ieri alla Safilo di Martignacco. La protesta di 8 ore è stata indetta in maniera unitaria dalle sigle sindacali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil a seguito della decisione dell'azienda di continuare la produzione in un contesto di emergenza sanitaria. «E' vero che il codice dell'azienda permetterebbe di lavorare, per l'occhialeria da vista ha spiegato Andrea Modotto, segretario della Filctem-Cgil Fvg - ma ci sono altre grandi aziende del settore che hanno deciso di chiudere per mettere in sicurezza gli stabilimenti». A Martignacco si somma anche la preoccupazione per la chiusura definitiva dell'impianto che, stando agli accordi siglati nei giorni scorsi, dovrebbe avvenire in luglio. Oggi, salvo novità, l'attività dovrebbe riprendere. «Stiamo monitorando anche altre realtà del monfalconese e della bassa friulana che potrebbero chiudere ma non lo fanno conclude Pezzetta anche in questo caso si andrebbe verso lo sciopero. E' chiaro che la paura è tanta, lo abbiamo detto nel protocollo di sicurezza; la sfida non è facile, bisogna che le persone abbiano dispositivi individuali, nelle aziende e nel mondo della sanità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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