Truffa Venice, Iozzino si difende: «Mai operato per nome dei Casalesi»

Mercoledì 1 Luglio 2020
Truffa Venice, Iozzino si difende: «Mai operato per nome dei Casalesi»
RESANA
Pressioni e intimidazioni commesse tra febbraio e marzo 2018 a Pola e Portogruaro, sfruttando il nome dei Casalesi per recuperare i 10 milioni di euro spariti dai conti della Venice Investment Group del trader Fabio Gaiatto, secondo la Procura antimafia di Trieste sono estorsioni di stampo mafioso. Ieri due dei nove imputati si sono difesi parlando invece di un'attività di recupero credito autonoma, sganciata da gruppi camorristici. Ci sono volute tre ore per l'esame di Francesco Salvatore Paolo Iozzino, 57 anni, di Resana e per la testimonianza di Gennaro Celentano, 36, di Sant'Antimo. Iozzino inizialmente era stato rinviato a giudizio. Era stato l'unico a non chiedere riti alternativi. Ma poi, per una nullità del decreto che dispone il giudizio, il fascicolo processuale è nuovamente retrocesso in udienza preliminare, a cui gli avvocati Massimo Bissi e Cesare Vanzetti hanno chiesto di procedere con un rito abbreviato condizionato all'esame dell'imputato e alla testimonianza di Celentano.
Iozzino, che per questa vicenda è in misura cautelare da un anno e mezzo nel carcere di Tolmezzo, si è ritagliato un ruolo marginale. Ha riferito che al primo incontro non era presente e che al secondo avrebbe fatto una comparsata perchè era interessato a un terreno. Quanto alle altre contestazioni, ha negato qualsiasi minaccia e intimidazione fatte nel nome del clan dei Casalesi. A sostenere la sua ricostruzione il coimputato Celentano, anche lui a processo, ma nell'udienza preliminare principale. Il 36enne di Sant'Antimo, ancora in misura cautelare, ha negato di aver agito per conto di un clan camorristico. Ha riferito di essere intervenuto per agevolare il recupero del credito vantato da Gaiatto, ma senza intimorire le vittime con minacce di stampo mafioso.
Il gup Marco Casavecchia (pm Massimo De Bortoli) ha rinviato l'udienza a ottobre per la discussione. Concluderanno la pubblica accusa e le parti civili rappresentate dagli avvocati Gianni Montani - che tutela i fratelli Gabriele e Mario Bariggi, Marco Cavalli, Karin Perusko - e il trevigiano Fabio Pavone per Marco Drigo.
Iozzino è accusato di estorsioni, commesse tra febbraio e marzo 2018 sia a Pola che a Portogruaro. A ricostruire la vicenda sono stati i finanzieri della Dia, coordinati dalla Procura antimafia di Trieste. Pochi mesi dopo le intimidazioni, dirette a recuperare i 10 milioni di euro della Venice, Gaiatto è finito in carcere per il mega raggiro della Venice Investment Group.
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