LA RIFLESSIONE
TREVISO «Non ci sono né untori né eroi, ma medici,

Venerdì 18 Settembre 2020
LA RIFLESSIONE TREVISO «Non ci sono né untori né eroi, ma medici,
LA RIFLESSIONE
TREVISO «Non ci sono né untori né eroi, ma medici, infermieri e operatori che fanno bene il loro lavoro. Quando è emerso il focolaio nella Geriatria di Treviso qualcuno ha scritto sui social network che sarebbe stato necessario aprire un'indagine. Vorrei vedere se lo riscriverebbe adesso, dopo tutto quello che è successo a livello mondiale. È un errore non individuare un focolaio. Non il contrario. Lo scorso 24 febbraio trovando il primo caso di coronavirus in reparto abbiamo evitato un disastro per tutto l'ospedale e tutta la città». A parlare è Massimo Calabrò, ex primario della Geriatria del Ca' Foncello, tra i reparti più grandi d'Italia con i suoi 88 posti letto, appena andato in pensione. In 13 anni ha gestito qualcosa come 40mila ricoveri. Ed è stato l'uomo che ha guidato il reparto nella tempesta del primo maxi focolaio esploso nella Marca.
STRUTTURE A RISCHIO
Oggi il pensiero corre a un'altra scia di contagi registrata all'interno di un ospedale. Cioè nel reparto di Medicina del San Giacomo di Castelfranco, dove nei giorni scorsi è emersa la positività di 3 pazienti, tutti trasferiti nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto, e di 6 operatori sociosanitari, per i quali è scattato l'isolamento a casa. «Gli ospedali sono inevitabilmente strutture a rischio perché ospitano proprio i pazienti in condizioni di maggiore fragilità sottolinea Calabrò . Purtroppo, però, non esiste il rischio zero in assoluto». Domani tutti gli operatori e i pazienti coinvolti nella scia di contagi del San Giacomo verranno sottoposti a un nuovo screening. I numeri, comunque, non sono paragonabili. Nel caso del maxi focolaio della Geriatria di Treviso le cose furono più complicate. Qui furono contagiati 8 medici sui 13. E 51 su 80 tra infermieri e operatori.
I SUCCESSI DEL REPARTO
Parlando del reparto di Geriatria di Treviso, però, non si può far solo riferimento al Covid. Calabrò prese il timone dell'unità nel 2007. All'epoca c'erano dei problemi strutturali. Alcuni pazienti venivano ricoverati nei corridoi. Poi le cose sono gradualmente cambiate. Fino alla ristrutturazione di un paio di anni fa. «Siamo stati i primi in Italia e in Europa ad aprire il servizio di osservazione breve intensiva geriatrica, al quale si è aggiunto il percorso di continuità delle cure e diversi progetti di umanizzazione evidenzia l'ex primario i passi in avanti sono stati possibili grazie a una squadra di medici, infermieri e operatori di assoluto valore. Oggi lancio un appello generale: non pensate che la Geriatria sia un reparto secondario, va difesa e valorizzata. Qui entra il 25% dei pazienti che vengono ricoverati in ospedale».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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