CESSALTO
«Il bottino ammonta a 110.000 euro in telefonini, computer portatili

Giovedì 23 Dicembre 2021
CESSALTO «Il bottino ammonta a 110.000 euro in telefonini, computer portatili
CESSALTO
«Il bottino ammonta a 110.000 euro in telefonini, computer portatili e macchine fotografiche. Ma puntavano molto più in alto. Volevano materiale elettronico, certo, ma di alta gamma. Banda dell'Est Europa? Stiamo parlando di aria fritta perché in mancanza di elementi certi per contestualizzare il commando, continueremo ad indagare a 360 gradi». Lo ha specificato ieri pomeriggio il maggiore Fabio Di Rezze, comandante della Compagnia carabinieri di Conegliano in relazione al'assalto al magazzino Ires-Sme di Cessalto. Insieme ai colleghi del Nucleo investigativo del Comando di Treviso, i militari coneglianesi stanno vagliando tutte le ipotesi attualmente sul tavolo per risalire all'identità della banda che martedì alle 4.20 ha messo a segno il clamoroso raid.
Maggiore Di Rezze, si è trattato di un furto pianificato nei minimi termini.
«Erano dieci persone con volto travisato, non armati. Hanno bloccato l'accesso allo stabile dell'Ires dalle strade che convergono verso la rotonda di via Vittoria verso Ceggia, a Cessalto e in via Dante verso il casello dell'autostrada. Le carreggiate sono state bloccate con dei furgoni posti di traverso e a cui sono stati tagliati i copertoni. Un automezzo è stato abbandonato sulla rampa di accesso all'autostrada in direzione Trieste. Un altro furgone come ostacolo è stato posizionato in via Pascoli, al parcheggio del magazzino. Hanno scassinato la saracinesca del varco numero 33. Hanno raggiunto la gabbia di protezione degli articoli di alto valore forzando non senza difficoltà la porta di accesso con un flessibile. Sono entrati con alcuni carrelli dotati di ruote».
Hanno rubato 400 smartphone, 15 tablet, 25 macchine fotografiche, accessori per cellulari e tablet per un valore complessivo di 110.500 euro. Poi la fuga.
«Il commando si è dileguato attraverso l'autostrada ma non dal casello. Dal piazzale del magazzino hanno sbullonato il guardrail dell'A4 e posizionato delle passatoie di metallo per abbandonare il parcheggio di Ires con due automezzi, un camioncino con sponda idraulica e un'automobile Suv, entrambi di colore bianco».
Un raid anomalo anche per la tempistica.
«Il furto all'interno si è consumato in qualche minuto. Sono fuggiti a bordo del camion e dell'auto suv, prendendo l'autostrada in direzione Trieste».
I ladri volevano proprio quel bottino?
«Secondo noi no. Volevano materiale di alta gamma, tipo iPhone o simili. Si sono dovuti, diciamo così, accontentare. Se avessero avuto il tempo, la refurtiva sarebbe stata ben maggiore. Hanno utilizzato un unico furgone e, per ottimizzare il rapporto tra rischio e profitto, puntavano a materiale top di gamma».
State indagando solo in Italia o anche all'estero?
«Stiamo vagliando ogni ipotesi. Come da procedura abbiamo richiesto le celle telefoniche dell'area di riferimento oltre che le immagini delle videocamere. Tutto materiale da analizzare minuziosamente e serve qualche giorno. Al momento può trattarsi di una banda straniera, come di un gruppo trasfertista pugliese, o un sodalizio calabrese di stanza in Lombardia. Voglio dire che al momento tutte le ipotesi sono al vaglio e non ne escludiamo nessuna».
Quello di martedì notte non è il primo clamoroso colpo subito al magazzino Ires. Vent'anni fa i ladri svaligiarono buona parte del magazzino: era il 20 novembre del 2001. Ignoti si intrufolarono nell'edificio attraverso due buchi, uno sul tetto e l'altro in un muro perimetrale. Tagliarono la corda con televisori, orologi e macchine fotografiche per un totale di 300 milioni di vecchie lire. Anche in quell'occasione i ladri utilizzavano come via di fuga l'autostrada verso Trieste, entrando però dal casello.
Gianandrea Rorato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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