Auto e telefoni: truffa da 80mila euro

Mercoledì 26 Luglio 2017
Auto e telefoni: truffa da 80mila euro
Dalla vendita di telefoni cellulari di marca all'acquisto di macchine usate. Tutto fittizio e, secondo gli investigatori, tutto finalizzato a mettere in atto un giro di truffe e ricettazioni per un valore che oscilla tra i 70 e gli 80 mila euro. Queste le conclusioni a cui sono arrivate le indagini, coordinate dal pubblico ministero Barbara Sabattini, che hanno portato al rinvio a giudizio del 29enne Ivan Baricevic, del 57enne Alessandro Mazzonetto, del 30enne David Vavassori e della 27enne Cristina Baricevic, tutti residenti a Treviso, per i quali ieri è iniziato il processo.
Mille e uno i trucchetti utilizzati stando alle accuse: dal dileguarsi dopo essersi fatti accreditare denaro su carte di credito prepagate per la vendita di iPhone fino a una serie infinita di vere e proprie sceneggiate messe in atto quando si trattava di acquistare, o vendere, veicoli usati.
Un'attività incessante portata avanti tra la fine del 2013 e la prima metà del 2014. Secondo quanto ricostruito, i quattro individuavano le loro vittime nei siti specializzati nella compravendita di automobili e telefonini di seconda mano. E quando iniziava la trattativa, pur di apparire credibili, facevano davvero sul serio, producendo ad esempio documenti falsi così da rendere possibili raggiri davvero impensabili, verrebbe da dire da film. Come quando, come emerso nelle indagini, avrebbero ceduto lo stesso furgone a quattro compratori diversi, consegnandolo effettivamente al primo cliente ma dicendo ai successivi di andarlo a ritirare all'indirizzo del proprietario originario.
La banda non avrebbe insomma lesinato in sotterfugi ed escamotage di ogni tipo ed è proprio di questi che si è occupata l'udienza celebrata ieri mattina, durante la quale hanno sfilato in aula alcuni testimoni che hanno riferito di false contabili utilizzate per confermare gli avvenuti (ma mai avvenuti) bonifici, e sono stati mostrati diversi assegni contraffatti. Tra questi quello da 6 mila euro che un venditore si è visto annullare dalla propria banca dopo aver cercato di versarlo nel conto corrente.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci