«A ROVIGO PER RIMANERE AL TOP»

Giovedì 20 Giugno 2019
RUGBY
L'iter ovale di Andrea Menniti-Ippolito sfida le bandiere e i campanili. Insegna che, nel contesto di un campionato professionistico per pochi e ancora dilettantistico o quasi per molti, per rimettersi in gioco e restare al vertice spesso conviene mettere in testa alla lista delle priorità la propria carriera. Prendendo decisioni che magari non tutti condividono, che vanno oltre l'aspetto più romantico del rugby: quello dell'appartenenza, dell'attaccamento alla maglia.
Dopo sette stagioni al Petrarca Padova, il mediano di apertura ha scelto la FemiCz Rugby Rovigo (Gianmarco Vian e Massimo Cioffi convocati con l'Italia seven per la prima tappa del Gran Prix Europe, il 22-23 giugno a Mosca). Una delle poche società che potevano garantirgli un campionato di vertice. Così, da cecchino temutissimo, il classe 1992 made in Roccia (Rubano) aspira a diventare beniamino del popolo rossoblù. Il matrimonio a sorpresa con la FemiCz inizialmente ha stupito sia a nord che a sud dell'Adige.
I primi contatti proprio quando rossoblù e patavini si affrontavano nelle due bagnatissime semifinali scudetto.
«Mi stavo guardando attorno. Oltre a quella del Rovigo, avevo altre offerte da società di Top12. Dopo la finale tra rossoblù e Calvisano c'è stata un'accelerazione e abbiamo trovato un'intesa. Ora sono carico in vista della mia prima stagione coi Bersaglieri», racconta Menniti-Ippolito.
Perché proprio la Rugby Rovigo?
«Perché come il Petrarca è una società che vuole restare in alto, ambire a traguardi importanti. Per la mia carriera non poteva esserci scelta migliore».
Qualcuno a Padova non sembra averla presa bene.
«Se è così, mi dispiace molto. Al Petrarca ho dato tanto e resterò sempre molto legato alla società. Ma un giocatore deve guardare anche a sé stesso, andare a caccia di stimoli e nuove sfide, anche se questo significa indossare la maglia di chi fino a poco tempo fa è stato il tuo avversario più temibile».
Quale sensazione ti ha dato il primo giorno al Battaglini (lunedì i primi test fisici)?
«E' stato molto particolare, però decisamente piacevole. Sono davvero contento di essere qui e di far parte di questo gruppo. Rovigo è una delle piazze migliori in cui giocare a rugby. Da avversario ho sempre riconosciuto il prestigio e l'ambizione di questa società».
Apertura o estremo? Cosa dice la tua carta d'identità rugbistica?
«Mi definisco un mediano di apertura, ma solo perché è un ruolo che ho ricoperto con maggiore frequenza nelle ultime stagioni. Non è sempre stato così. Per esempio, quando il Petrarca era allenato da Andrea Cavinato sono stato schierato spesso al numero 15, così come nelle occasioni in cui ho giocato con l'Italia Emergenti. Sono a disposizione del coach Umberto Casellato: lui saprà come sfruttarmi al meglio per il bene della Rugby Rovigo».
Paolo Romagnolo
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