TURISMO E SALUTE
VENEZIA «Servono regole chiare. Ad oggi non sappiamo ancora

Sabato 31 Luglio 2021
TURISMO E SALUTE VENEZIA «Servono regole chiare. Ad oggi non sappiamo ancora
TURISMO E SALUTE
VENEZIA «Servono regole chiare. Ad oggi non sappiamo ancora come funzionerà la gestione del sistema». Ad affermarlo è il vicedirettore Ava, Daniele Minotto, ponendo l'accento sulla questione green pass, avvolta da regolamentazioni piuttosto ambigue. «Se fosse possibile che un organismo esterno ci sollevasse dall'onere di doverli controllare dice, riferendosi a quelli degli ospiti delle strutture alberghiere sarebbe meglio. Ma è pur vero che, in un'ottica di piena volontà a superare la fase drammatica pandemica, siamo disposti a fare uno sforzo e a collaborare per effettuare le verifiche necessarie».
STRUMENTO ESSENZIALE
Un ragionamento fatto alla luce anche di una considerazione: il green pass rappresenta uno degli strumenti necessari per riuscire a superare la fase di stallo che si sta protraendo ormai dal 12 novembre 2019. Lo evidenzia Minotto, convinto di come allo stato attuale eventuali scorciatoie o non prese di posizione potrebbero rappresentare un rischio. E il pensiero va al timore di un passo indietro, ossia «a chiusure che non possiamo più permetterci. Dall'Aqua Granda le nostre aziende hanno avuto un taglio del fatturato del 90%, il che vuol dire che abbiamo registrato il meno 130% complessivo». Una perdita segnata dai mancati incassi da un lato e dai costi da sostenere dall'altro.
«Se parliamo di turisti stranieri non comunitari che vengono in Italia, prosegue Minotto dunque persone che arrivano in aeroporto o devono superare la dogana, il nostro auspicio è che a controllare i green pass siano le forze dell'ordine». In altre parole, che vi sia una verifica effettiva a prescindere dal soggiorno in hotel. «Per quanto riguarda invece gli italiani, o comunque cittadini comunitari, stiamo ancora attendendo un'interpretazione chiara: vorremmo capire di chi sarà il compito di controllare». Insomma, la confusione non manca. Basti pensare che il legislatore prevede che se una persona si reca in albergo solo per dormire, il personale non è tenuto a richiedere il green pass. «Ma se si siede al ristorante o frequenta Spa e piscina, sì. Il rischio? Una discrezionalità che potrebbe legarsi, appunto, all'interpretazione del singolo vigile».
IL NODO DEI DIPENDENTI
Tra i temi caldi, anche quello dell'immunizzazione dei dipendenti. Difficile stabilire quanti siano gli scettici effettivi (causa privacy), ma per Minotto è possibile ipotizzare un 5-10% di non ancora vaccinati. «Stiamo ragionando con le parti sociali del territorio per garantire la sicurezza di tutti, collaboratori dell'azienda ed ospiti».
Spingendo il più possibile alla vaccinazione dei più dubbiosi (non per forza no-vax), sollecitandoli a considerare l'inoculazione non solo un diritto ma pure un dovere. Un atto di responsabilità. Affinché il green pass venga esteso anche a loro, non solo agli ospiti. «Non c'è la volontà di licenziare nessuno, ma rivedere i modelli organizzativi sì, passando magari ad altre mansioni o ai turni di notte. L'alternativa potrebbe essere il tampone quotidiano, tuttavia con evidenti complicazioni e costi che ricadrebbero sul lavoratore». Fintanto che l'emergenza permarrà, in mancanza di soluzioni alternative la sospensione appare per il vicedirettore l'ultima spiaggia. «Come la maggior parte delle città d'arte viviamo prevalentemente di turismo internazionale ed intercontinentale. Questa situazione ha fatto sì che non si possa arrivare ancora da molti Paesi dunque, come nel 2020, stiamo lavorando principalmente con un turismo di prossimità, con numeri non soddisfacenti». Prova ne è il 30% circa delle strutture associate che, nel Comune, non hanno ancora riaperto.
Marta Gasparon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci