Prima scagionata, poi condannata all'ergastolo Monica Busetto e il giallo dell'omicidio Pamio

Giovedì 28 Dicembre 2017
Prima scagionata, poi condannata all'ergastolo Monica Busetto e il giallo dell'omicidio Pamio
LA SENTENZA
VENEZIA Manca ancora la sentenza definitiva della Cassazione su uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni: l'omicidio di Lida Taffi Pamio, l'ottantasettenne uccisa a coltellate il 20 dicembre del 2012 nel suo appartamento di viale Vespucci, a Mestre, dopo un tentativo di strangolamento.
Un caso controverso, ricco di colpi di scena grazie a confessioni poi ritrattate, arresti e scarcerazioni, prove scientifiche contestate dalla difesa.
La principale protagonista è una vicina di casa della vittima, Monica Busetto, 55 anni, ex operatrice dell'ospedale Fatebenefratelli di Venezia, che la Corte d'Appello, nel novembre del 2016, ha ritenuto responsabile del delitto, infliggendole il massimo della pena: l'ergastolo. La donna, difesa dagli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, fin dalle prime fasi dell'inchiesta si è dichiarata totalmente estranea all'accusa, ma i magistrati non le hanno creduto. Ad incastrarla, fecendola finire in carcere, nel gennaio del 2014, furono i risultati dell'esame del dna su una collanina spezzata, rinvenuta a casa della Busetto: gli inquirenti trovano tracce biologiche della vittima, prova che l'operatrice sanitaria aveva avuto un ruolo nel delitto. In primo grado, nel dicembre del 2014, la Busetto fu condannata a 24 anni di carcere ma un anno più tardi, nel marzo del 2016, fu rimessa in libertà dai giudici d'appello sulla base della confessione resa da un'altra donna, Milly Lazzarini, 54 anni, arrestata due mesi prima per l'uccisione di una seconda anziana, Francesca Vianello, 81 anni, strangolata nella sua abitazione di corso del Popolo il 29 dicembre del 2015. La Lazzarini aveva infatti raccontato al pm Alessia Tavarnesi di aver tramortito Leda Taffi Pamio con uno schiaccianoci per poi ucciderla, assicurando di aver fatto tutto da sola. Nel prosieguo delle indagini, però, Milly cambiò versione, riferendo che sulla scena del delitto era presente ed ebbe un ruolo attivo anche la Busetto, rendendo sempre più intricata la vicenda. La Corte d'appello ha superato le versioni contrastanti grazie alla prova scientifica del dna, concludendo per una responsabilità della Busetto nel delitto Taffi Pamio. La donna è quindi tornata in carcere in attesa che la sentenza diventi definitiva.
I suoi difensori continuano a lottare per cercare di dimostrare la sua innocenza. La scorsa estate avevano chiesto la remissione in libertà della loro assistita, istanza respinta dai giudici romani, secondo i quali la Busetto è pericolosa. Gli avvocati Doglioni e Busetto sostengono che la sentenza d'appello è viziata da «evidenti contraddizioni, discrasie ed errori di giudizio che inficiano la tenuta complessiva della struttura argomentativa». In particolare contestano la validità del test del dna sulla catenina, i cui risultati sarebbero stati falsati da una contaminazione del campione sottoposto ad esame.
Anche Milly Lazzarini, difesa dall'avvocatessa Maria Rosa Cozza, dovrà essere processata per l'omicidio di viale Vespucci, ma l'udienza a suo carico è stata rinviata in attesa del pronunciamento della Cassazione sulla Busetto: i giudizio della Suprema corte sarà infatti decisivo anche ai fini di questa tranche del processo.
Nel frattempo la Lazzarini è già stata processata e condannata in secondo grado a 30 anni di reclusione per l'uccisione di Francesca Vianello.
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